Villasanta un pomeriggio strano con Enzo Tortora

villasanta un pomeriggio

Villasanta un pomeriggio “strano” a parlare di Enzo Tortora e di una delle più grosse cantonate che la magistratura (e non solo) abbia preso. Ci voleva un libro “Quando l’ Italia perse la faccia” sapientemente griffato da quel portento di simpatia e mostro di diritto che risponde al nome di Raffaele Della Valle. E poi lui Giambattista Pini che ha deciso di buttarsi in politica proprio per quello slancio liberale che lo ha contraddistinto in passato e lo porta vicino al principe del foro monzese di cui sopra. Stessa professione, stesso entusiasmo per le ingiustizie come quella di Enzo Tortora. Pini si candida il prossimo anno a Villasanta, ma l’occasione va ben oltre l’aspetto politico. Il suo stile silente che gli impedisce di urlare non avrebbe permesso di trasformare una questione di principio come quella di Tortora in una carnevalata elettorale. Aggiungo e poi smetto nelle lodi di Pini, che l’avvocato Giambattista non è la prima volta che organizza incontri letterari (una rarità anche in Brianza) come quello con Andrea Vitali a Monza, maestro di vita e scrittura. Uno dei “Villasanta Boys” che si butta nel sociale in punta di piedi, che bussa e chiede permesso senza strillare per non disturbare.

Villasanta un pomeriggio letterario al Dosso

Il libro provocatorio. La location che poi è quella all’interno del parco meta degli apericena dei radical chic. E Pini la sceglie apposta. Perchè la presentazione di un libro non è politica. Non deve esserlo. È un appuntamento démodé, ma che fa cultura.

Enzo Tortora

Dove eravamo rimasti? E’ la frase, entrata nel’ immaginario collettivo di tutti noi, pronunciata da Enzo Tortora il 20 febbraio 1987 dagli schermi di “mamma” RAI  per riprendere il programma “Portobello” che aveva dovuto forzatamente abbandonare quattro anni prima. La domanda, toccante e  sofferta, pronunciata nell’ 87, a distanza di anni rimane purtroppo senza una risposta. A 40 anni dalla scomparsa di Enzo Tortora l’avvocato Raffaele della Valle ha voluto ripercorrere quella tragica vicenda, presentando il suo libro-intervista “Quando l’ Italia perse la faccia. L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora”. L’appuntamento, promosso dall’associazione “Villasanta Civica”, che ha visto tra i relatori e padrone di casa anche il collega e avvocato villasantese Giambattista Pini.

I ricordi di Raffaele Della Valle

Il noto penalista monzese, uno degli ultimi principi del foro, ha rivissuto l’intera tragica vicenda, partendo dai suoi ricordi di giovane legale. Dalle carte processuali, raccontando aneddoti e curiosità che hanno tenuto viva l’attenzione del pubblico per quasi due ore di dibattito. Con la sua consueta verve, con il suo inconfondibile stile da liberale convinto qual’era anche il povero Enzo Tortora, non solo ha tratteggiato tutte le fasi processuali, descritto le sue personali difficoltà nel far valere le ragioni di un uomo onesto, imputato ingiustamente, ma ha anche sottolineato le tante storture, carenze, difficoltà di una giustizia che per certi aspetti non è ancora giusta. Una riforma completa e moderna che tarda ad arrivare, la separazione delle carriere, tanto invocata, ma mai realizzata, il ruolo sempre più ingombrante del CSM, la politicizzazione negli incarichi e l’abuso della carcerazione preventiva. Pure noi della Stampa finiamo sul banco degli imputati. In quel lontano 83 tutti ricordano la foto impietosa di un uomo sopraffatto con ai polsi ben visibili le manette.

Villasanta un pomeriggio di un giorno da cani

Le grandi penne tutte unite nel coro giustizialista,quasi forcaiolo. Tutte tranne rare eccezioni come Enzo Biagi che andando controcorrente scrisse per primo un articolo dal titolo eloquente: e se Tortora fosse innocente? Pochi altri giornalisti coraggiosi, cercarono di rompere il muro di gomma, cercarono di non appiattirsi alla vulgata ufficiale di quel momento che idolatrava i magistrati visti come  veri e propri “ Maradona del diritto”. Sul versante politico bisogna ricordare il coraggio di Marco Pannella, che da liberale e libertario nell’anima, della sua innocenza ne farà una battaglia candidandolo nelle fila del Partito Radicale per le elezioni europee. L’imputato da presunto innocente passa a presunto colpevole, ritorna la vulgata popolare del se è stato arrestato qualche cosa deve aver pur fatto, ritorna a furor di popolo la carcerazione preventiva come mezzo per far parlare e l’avviso di garanzia equivale ad una quasi sentenza di condanna.

Villasanta un pomeriggio: Magistrati senza vergogna

Non hanno pagato né chiesto scusa i magistrati del caso Tortora. Non hanno pagato né chiesto scusa tanti altri magistrati in tanti altri piccoli casi  alla Enzo Tortora in tutti questi anni. Ecco perché dopo 40 anni non si può dimenticare Enzo Tortora e il suo caso umano e giudiziario. Un libro e una storia che devono essere conosciuti, letti, meditati e condivisi. Non solo da chi a quell’epoca era un telespettatore di Portobello e aspettava trepidamente di vedere il venerdì sera quel signor dai modi raffinati ed eleganti. Ma deve essere letto e divulgato ai giovani di oggi, che non lo hanno conosciuto e che nei libri di storia troveranno solo un piccolo, piccolissimo accenno di quel errore giudiziario che si è trasformato in orrore giudiziario prima ed umano poi e che ha fatto perdere la faccia all’Italia intera. 

Andrea Arbizzoni

P.S.

Voglio aggiungere un paio di aneddoti personale all’articolo del collega Arbizzoni (che quando vuole è bravo a scrivere…). Via Piatti Milano, maggio 1988. Sotto casa della figlia di Enzo Tortora si raduna spontaneamente una piccola folla di ragazzi. Una dimostrazione di affetto per far capire che non è sola. Non tanti, ma non c’era obbligo di presenza. La figlia scende saluta e ringrazia tutti me compreso. Via Piatti è un imbuto e in fondo sbuca in via Olmetto. Il luogo ideale per un agguato. Congedata la figlia il gruppo di dirige verso il fondo della strada senza bandiere, striscioni o urla. Arrivato all’angolo i ricordi si fanno confusi, ma reali. Come la pioggia di sampietrini che oscura il cielo sopra le nostre teste. Uno dei sassi me lo sono portato a casa e lo uso come press papier con sopra la data della morte di Tortora. L’altro ricordo è la foto non quella di Tortora in manette, ma quella dalla grata del carcere di Bergamo fatta dall’amico Erminio Ferranti imbeccato da Raffaele Della Valle. Una foto triste, ma piena di speranza.

marco pirola

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