Villasanta: Dio è morto ed è risorto nel ricordo di Elio. Come può essere diversamente quando viene ucciso un ragazzo di 15 anni in quel modo per la stupidità altrui. Eppure al funerale di Elio Bonavita, Dio è risorto. Il pomeriggio di dolore di Villasanta sta tutto in un pugno di parole e in un’istantanea devastante per la sua semplicità ed irruenza emotiva. Le parole emozionate ed emozionanti dei suoi compagni di squadra. “Quando saremo davanti a Dio non gli chiederemo perché ce lo hai rubato così presto, ma ti ringrazieremo per avercelo fatto conoscere”. Ma soprattutto nel padre che porta la bara facendosi strada tra le sue e altrui lacrime. E’ risorto nel coraggio di un uomo massacrato negli affetti, ma con dolore composto. Esemplare. Toccante. E’ risorto negli applausi delle migliaia di persone dentro e fuori la chiesa di paese che non erano manifestazioni di circostanza, ma partecipazione sentita. Lo smarrimento che ti prende è lo stesso di quando spegni un vecchio televisore e la luce dello schermo diventa un puntino che si allontana e si dissolve.
Andiamo al suo funerale come abbiamo fatto tante volte in vita nostra di cronisti di provincia, convinti, come eravamo, di essere lì per lavoro. No. Non è stato così. Non era lavoro quelle lacrime trattenute a stento. Non era lavoro il nodo alla gola che saliva di pari passo con l’uscita della bara bianca dalla chiesa. Poi davanti a quel piccolo di statura, ma grande uomo nel coraggio dimostrato nel dolore, abbiamo capito. Abbiamo capito che Dio risorge. Che Elio vive e vivrà nel ricordo dei genitori sicuramente, ma dei tanti amici che tra un paio di All Star e leggings di ordinanza si tenevano per mano in chiesa ed hanno pianto per lui. Nelle facce dei suoi compagni dietro le divise sociali della squadre di appartenenza venuti in massa a tributare onore al numero 4. Al centrocampista con gli occhi azzurri con la voglia di vivere contagiosa. Lo stesso che Dio ci ha regalato e si è ripreso troppo in fretta…
Marco Pirola