Villasanta: l’addio a Elio Bonavita, in migliaia al suo funerale. Una folla, composta e silenziosa, gli occhi puntati al portone d’ingresso di Sant’Anastasia. Nell’aria la voce del parroco si allarga ad abbracciare la piazza che non può più entrare nella chiesa gremita. Viene tirato un cordone. È la Protezione civile a condurre con discrezione quella che si potrebbe definire “l’organizzazione” della cerimonia. Ma nessuno resta escluso perché è la comunità intera ad avere perso uno dei suoi ragazzi e a volerlo piangere con la famiglia. Ci sono i villasantesi e ci sono gli amici di una vita troppo breve. I compagni della Dominante, con il labaro listato a lutto, la Pro Lissone, il Novara calcio.
Poco più avanti il Villasanta calcio e i piccoli della scuola Milan. Uno striscione – che si aprirà solo all’uscita del feretro – recita così: “Elio sempre con noi”. Lo hanno preparato i suoi compagni di squadra. Qualche metro più in là le infografiche del Comune passano un unico messaggio per tutta la giornata di lutto cittadino voluta dal sindaco: “….il vento parlerà di te in mezzo alla tempesta. Ciao Elio…”. I negozi hanno tutti, nessuno escluso, le saracinesche abbassate.
È qui il senso della cerimonia che ha dato l’addio, questo pomeriggio, ad Elio Bonavita, il 15enne scomparso tragicamente domenica scorsa a Monza, nello schianto dell’auto su cui viaggiava insieme alla mamma. Questo non è il giorno delle indagini, della ricostruzione di quanto è accaduto. Non è il giorno del Suv né quello della Range Rover, i cui conducenti sono entrambi indagati dalla Procura. È il giorno del dolore. A mamma Nunzia è stato risparmiato solo quest’ultimo. Le sue condizioni restano gravi, è ricoverata all’ospedale Niguarda di Milano e nulla sa di quello che oggi è avvenuto. Non così per il papà di Elio cui è toccato l’atroce compito di portare a spalla la bara del figlio.
Una bara bianca ricoperta di rose, una sciarpa dell’Inter e una maglia numero quattro. Ed è lui a pronunciare parole che, in un momento così, colpiscono come un schiaffone: “Ci è stato tolto dalla stupidità umana”. Non c’è odio nella sua voce, non c’è nulla che lasci trapelare una rabbia che nessuno avrebbe ritenuto ingiustificata. Ma non c’è. E scoppia un applauso che accompagnerà l’uscita del feretro per il suo ultimo viaggio.
Poco prima sono gli amici a leggere i loro messaggi: “Non ti dimenticheremo mai…e tu non dimenticarti di noi”. È l’affetto sincero, il dolore di una tragedia capitata in una famiglia normale che nulla più sa della normalità. Dall’interno della chiesa si alza il suono di una tromba. Un lamento straziante che si spegne nel silenzio.
di Simona Calvi