Uova e prigioni: l’orrore degli allevamenti intensivi di galline
Uova e prigioni. Ogni anno, soltanto nell’Unione Europea, più di 400 milioni di galline ovaiole vengono allevate per soddisfare continue voglie umane, che ancora si considerano “prive di crudeltà”. Il 68% di queste si trovano rinchiuse nelle gabbie di batteria degli allevamenti intensivi. Nonostante la direttiva del consiglio dell’Unione Europea -1999/74/CE- abbia imposto (dal primo gennaio 2012) la modifica delle gabbie di batteria convenzionali, ancora oggi, dopo anni, le condizioni di vita di queste creature continuano a essere intollerabili.
GLI ALLEVAMENTI INDUSTRIALI – Una vita senza aprire le ali. Le gabbie in cui vivono ammassate le galline sono poco più piccole di un foglio A4. Qui gli animali vengono disposti in lunghe file su più livelli e quelli sopra sporcano su quelli sotto. Non possono muoversi, stirarsi, né tantomeno aprire le ali, e vivono in capannoni ventilati forzatamente, sottoposti a un’illuminazione artificiale sfalsata, per far sì che i tempi di sfruttamento per la produzione aumentino, nella bugia crudele di un giorno interminabile. Le uova vengono deposte direttamente sopra a un nastro trasportatore, che automaticamente le raccoglie. La densità di animali in queste strutture è di circa 16-18 galline per metro quadrato. È una condizione che porterebbe qualunque essere senziente a impazzire.
GALLINE – Le galline sviluppano comportamenti aggressivi patologici e indotti, che sfociano anche nel cannibalismo. Per limitare i danni che possono procurarsi, a tutte viene reciso un terzo del becco (lasciando esposti centri nervosi che procureranno loro dolori per tutta la vita). Una pratica barbara che non riesce comunque a impedirgli di strapparsi penne e piume, in alcuni casi completamente. Fisicamente, invece, gli animali sviluppano patologie varie, dall’osteoporosi alla conseguente frattura delle ossa. Nell’immobilità le zampe si deformano e le unghie crescono a dismisura, fino ad arrotolarsi attorno alle maglie delle reti metalliche. A queste creature viene vietato qualunque comportamento naturale e istintivo. Qualunque diritto legato a un concetto accettabile di vita. Vengono sfruttate per circa un anno, consumate e poi mandate a morire al macello. La loro sofferenza è inimmaginabile per noi, nascosta vergognosamente (in ogni istante) dietro a muri che le separano dalla “realtà”.
DALLE UOVA AI PULCINI MASCHI -Vittime dello sfruttamento intensivo. Più di 150 mila piccole vittime ogni giorno vengono gettate vive in una sorta di grande tritacarne. Sono soprattutto i pulcini di sesso maschile, considerati “scarti di produzione” perchè inutili al mercato delle uova. Non crescendo abbastanza velocemente, non risulterebbero nemmeno idonei per il “mercato della carne” e, assieme a femmine ferite o malformate, vengono selezionati da mano umana e gettati via. Le nuove piccole schiave, invece, vengono sottoposte subito al trancio del becco. E poi imprigionate.
L’APPELLO – E io vi chiedo: Immaginate qualcosa di più fragile, puro e indifeso di un pulcino? Quello che avete letto è esattamente ciò che l’uomo gli fa. Siate assieme a noi parte di un cambiamento. Dite no. Grazie.
Gioia Greta Barbaglia
Fonte dati: “Le galline negli allevamenti intensivi-Un’investigazione di Essere Animali”- “Galline Ovaiole-Dossier Lav”