Le priorità del Tribunale di Monza? Niente maglietta e tuta in udienza

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Le priorità del Tribunale di Monza? Niente maglietta e tuta in udienza. Il decalogo del bon ton da tenere al suo cospetto per Anna Maria Di Oreste, presidente del Tribunale di Monza, è contenuto in quattro striminzite righe inviate all’ordine degli avvocati di Monza. “I signori avvocati sono invitati ad avvertire i coniugi che non saranno ammessi all’udienza di comparizione personale avanti al presidente del Tribunale nei giudizi di separazione e divorzio se l’abbigliamento non sarà adeguato (maglietta, camicia senza giacca, pantaloni corti, tuta ecc”.

LA DECISIONE – Un po’ Lina Sotis, un po’ Alice nel paese delle Meraviglie, il presidente del Tribunale punta decisamente sul galateo. Se uno deve separarsi o divorziare oltre che all’avvocato deve pensare anche al sarto. Questa ci mancava. Che sia la strada giusta per risolvere i problemi della Giustizia anche a Monza? Certo il decoro potrebbe essere anche importante nel sesto Tribunale d’Italia. In condizioni normali. Altrettanto decoroso sarebbe che un cittadino arrivato al “palazzaccio” di piazza Garibaldi, lui e il suo avvocato, non ci debbano passare anni per vedere risolto il proprio problema. Altrettanto decoroso sarebbe non vedere la Cancelleria e il corridoio degli astanti trasformati in un suk arabo. Sicuramente sarebbe da evitare lo spettacolo degli avvocati costretti a rincorrere moduli e carta da scrivere elemosinandola dai colleghi se per caso hanno avuto lo sciagurato destino di dimenticarsela a casa. Il “dramma” della carta igienica nei cessi potrebbe anche sembrare secondario se tutto funzionasse. Però il problema “prioritario” per Anna Maria Di Oreste sembra essere un altro. La tuta da ginnastica e i pantaloncini corti. Sono lontani i tempi in cui qualche imputato compariva in aula vestito in giacca Armani e la cravatta con sopra la banda Bassotti. Certo le infradito sono bandite da tempo, ma più che altro per questioni di comodità che di decoro. Certe telefonate “galeotte” per sponsorizzare il vincitore di un bando pubblico non se ne fanno più da quelle parti. Certamente il malessere tra utenti (avvocati) ed eroganti (giudici) è sempre più palpabile a Monza. E siamo pure sicuri che il tronista di turno non avrà mai vantaggi per avere scelto la cravatta di Marinella o le scarpe di Cesare Paciotti (ammesso che la moglie gliele abbia lasciate nella richiesta di alimenti…). Ma vuoi che i mali della giustizia a Monza siano dovuti ai pantaloncini corti, alle magliette di Hallo Kitty e alle tute da ginnastica? Può essere. Vedremo.

LA BATTUTA – Una domanda galeotta (se non altro per il luogo) e patriottica (per il sentimento). Così tanto per sdrammatizzare: ma se un poveraccio si presenta con la maglia della nazionale con scritto dietro “Cannavaro”, il campione del mondo 2006 che fa? Che fa, lo caccia?

P.S.

Sappia l’illustrissimo presidente del Tribunale di Monza che per non saper ne leggere, ma soprattutto scrivere, il sottoscritto si è portato avanti. Ho già investito qualche euro in un vestito “della festa” come dicono in Brianza. Una grisaglia da impiegato del Catasto. Anonima, incolore. Casomai dovesse servire. Mi mancano le scarpe. Queste sì, ma accetto consigli. Non vorrei però, visto le lungaggini delle cause, che passassero di moda e lei andasse in pensione…

Marco Pirola

nuovabrianza. di oreste

 

 

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