
Luci a Betlemme: missione compiuta in Palestina del BranCo, onlus di Monza
Solidarietà senza frontiere e senza steccati ideologici. Luci a Betlemme. Il campo di calcio di Betlemme (città soprannominata la casa del pane) per i ragazzi palestinesi avrà un impianto di illuminazione anche grazie ad un gruppo di benefattori di Monza. Lo avevano promesso e hanno mantenuto i ragazzi di BranCo impegnati nei mesi scorsi in una raccolta fondi. E sin qui la notizia per accontentare i motori di ricerca e la cronaca. Quello che leggerete d’ora in poi non è più notizia. E’ qualcosa che va oltre. Alla curiosità, alla politica. E’una considerazione.
SOLIDARIETA’ SENZA FRONTIERE: TRA FAMA E FAME – L’immaginario collettivo della sinistra di governo, quella combattente, ma anche quella resistente che si inchina ai favori degli amici, li vuole brutti, sporchi e cattivi. Fascisti, tutto saluti romani, facce truci e cori da stadio. Fa comodo a loro dipingerli così. Talmente brutti e cattivi che a Monza non possono nemmeno uscire dalla loro sede per raccogliere coperte per animali o pacchi di pasta per le famiglie italiane in difficoltà. Figuriamoci poi a presentare libri o manifestazioni. A Monza. In Palestina passando per Israele, non solo li hanno fatti arrivare senza problemi, ma sono stati pure ricevuti da sindaci palestinesi e autorità religiose del posto. Portavano doni come un pallone di calcio e soldi per realizzare le luci del campetto spelacchiato dove i ragazzi cristiani giocano allo sport più bello del mondo. Hanno visitato chiese, parlato con gente e visto i muri. E a differenza di altri politicanti non hanno fatto selfie davanti alle barriere della vergogna per farsi belli. Brutti (di sicuro..), sporchi (per nulla), cattivi (solo per certa iconografia che sembra scritta sulla carta igienica della sinistra nostrana).
SOLIDARIETA’ SENZA FRONTIERE: I PROTAGONISTI – La realtà è ben diversa. Molto. Per capire basta guardare le foto che immortalano Alessandro Ciano Piazza e poi si può smettere di scrivere. Emozionato come un bambino lui che è grande e grosso. Disarmato davanti ad altri bimbi che non credevano ai loro occhi di quel “qualcuno” con la barba e pieno di tatuaggi venuto a trovarli all’orfanotrofio gestito da suore. Figuriamoci poi se arrivato da così lontano per loro. I ragazzi del BranCo hanno portato sino all’ultimo euro di quello che hanno raccolto con fatica durante questi mesi anche grazie alla generosità dei monzesi. Tra un torneo di burraco allo Sporting e un pranzo solidale in sede, i soldi promessi sono arrivati a destinazione subito. Una missine in Palestina durata una settimana, quella di Pasqua, laggiù dove l’Inferno di Duemila anni fa tocca quello di oggi. Tra cerimonie religiose e partitelle Italia-Palestina all’ombra del “muro della vergogna”. Tra la pietra rovente delle chiese e il ferro delle croci. Tra inquietudine e realtà, i ragazzi “da evitare” a Monza e accolti a braccia aperte in Palestina, hanno compiuto la loro missione. Solidarietà vista da destra.
SOLIDARIETA’: L’INCONTRO – Bran.Co Onlus è stata ricevuta dalla “Créche di Betlemme“, struttura retta dalle suore vincenzine che si occupa di dare riparo, nutrimento e affetto ai tanti bambini e neonati che vengono abbandonati nei cassonetti della città solo perché indesiderati o disabili. Le suore hanno ringraziato con il sorriso, più che per gli aiuti, per la visita inaspettata e quanto mai desiderata. Qualcuno dalle parti dell’Occidente si è accorto di loro. La direttrice, suor Maria Mastinu, ha raccontato che il futuro di queste creature è purtroppo generalmente molto triste: privi di identità, emarginati e destinati ad una vita da fantasmi, sono inoltre sfavoriti da una cultura islamica che penalizza notevolmente l’adozione. Non è possibile infatti, neanche per una famiglia palestinese, adottare completamente un bambino, ma solamente averlo “in tutela”, privo di diritti ereditari e comunque di fatto emarginato dalla società stessa. L’esperienza è stata fortemente toccante. A questa struttura non mancano fortunatamente i fondi, ma il problema di fondo resta quello umano ovviamente, ovvero dell’affetto che manca a questi bambini. I bimbi, soprattutto con le figure maschili, nutrono un forte attaccamento istantaneo ai visitatori e cercano disperatamente di essere abbracciati, confidando istintivamente che qualcuno li porti con sè.
SOLIDARIETA’: LA SFIDA – Durante la giornata di martedì, la delegazione di Bran.Co Onlus – Una voce nel silenzio è stata accolta presso il campo di calcio di Beit Jala, dove verrà costruito l’impianto di illuminazione oggetto del progetto #LuciABetlemme. Dopo un’amichevole partita coi ragazzi, si sono spostati alla Fondazione “Giovanni Paolo II”, sede della Football Academy. Durante una serata conviviale con gli allenatori, i bambini e i loro genitori, sono stati donati dei palloni che con la loro forma sferica vogliono rappresentare il mondo. Questo gesto intende essere di buon auspicio affinchè ogni palestinese possa visitare ogni angolo del globo in piena libertà. In segno di riconoscimento per l’aiuto dato è stata consegnata una targa con inciso “a Bran.Co Onlus, contro la persecuzione dei cristiani: portiamo la Luce a Betlemme ” firmata da Padre Ibrahim Faltas, presidente di Children Without Borders – Palestine.
Marco Pirola