Rodolfo Santovito è il nuovo comandante del Gruppo carabinieri di Monza e Brianza

Rodolfo Santovito. Carabinieri si nasce, parafrasando la frase di un suo conterraneo. Per soddisfare gli appetiti di Google, dei motori di ricerca e dell’editore, potrei limitarmi a scrivere semplicemente i suoi dati anagrafici. L’ineccepibile carriera fatta nell’Arma dei carabinieri in Italia e all’Estero. Le buone intenzioni con cui si è presentato in linea con quelle dei suoi predecessori che lo hanno preceduto nel cambio della guardia in via Volturno, sede storica della caserma dei carabinieri che un tempo furono reali. Ma sarebbe un altro giornale. Soprattutto diventerebbe la “solita” marchetta fatta al potente di turno nella speranza di avere un trattamento migliore nel futuro prossimo venturo. Non l’ho mai fatto. E non ho intenzione di cominciare ora. Quindi lascerò correre le sensazioni che ho avuto nell’incontro con lui al momento della presentazione ufficiale.
IL PASSATO – Il tributo al suo predecessore è premessa doverosa e sentita. Anche se non serve più secondo il mero calcolo utilitaristico del mio mestiere. Gerardo Petitto, il tenente colonnello dei carabinieri Petitto, se ne è andato (nel senso di trasferito altrove, a Caltanissetta) in silenzio e in punta di piedi come era arrivato a Monza e ci era rimasto. Silente come la bicicletta dei bersaglieri cantata nelle canzoni di guerra. E’ stato un gentiluomo vero venuto a prendersi cura di una città come Monza troppo vicina Ar…core dell’impero e all’imperatore (consentitemi la battuta in un articolo serio…), ma che (città e territorio) si stava allontanando da tutto ciò in un momento in cui la barca della politica aveva cambiato vento. Perché l’Arma è attenta a quanto si muove sul territorio. Politica compresa. Petitto, mai visto una volta in borghese, schivo tanto da non frequentare la “jeunesse dorée” di Monza con le sue tante sirene e la molta vaselina in tasca che unge e ti dà una visione distorta della realtà. Non si è mai fatto fregare. Solo il “minimo sindacale” delle presenze a manifestazioni ufficiali, vita ritirata, sempre con la divisa dei carabinieri. Ora, dopo il Gran premio (a Monza vige l’anno del pistone e non quello solare), il cambio con Santovito.
IL PRESENTE – Rodolfo Santovito, classe ’73, campano, originario di Pompei. Una formazione nella scuola militare Nunziatella a Napoli e all’accademia di Modena che tempra i carabinieri non solo d’Italia. Sposato, due figli, ha all’attivo varie esperienze operative sul campo, dalla Bosnia fino a Palermo. Anche lui arriva in punta di piedi senza fare rumore. Prima ha girato sul territorio di Monza e Brianza tra marescialli e tenentini in carriera (se non altro per l’età). Poi, dopo tre settimane, conosce i giornalisti. Bene. Buon segno questo. Andando molto indietro con la memoria e il tempo negli anni Novanta, qualche suo predecessore aveva fatto il contrario. Lui parla poco, sembra quasi timido anche nel sussurrare l’età (42 anni e qualche scampolo…), ma ha sicuramente fatto prima la radiografia di tutti quelli seduti attorno al tavolo venuti dalle lande più sperdute della Brianza per conoscerlo. Del resto seduto al suo fianco, durante la presentazione, non c’è uno qualunque, ma Alessandro Carpentieri, il capitano Carpentieri che è un po’ la memoria storica della Brianza degli ultimi anni.
IL FUTURO – Santovito nella presentazione ha le idee chiare su cosa puntare nella roulette complicata di Monza e Brianza. Sceglie il rosso delle truffe agli anziani, soggetti deboli spesso vittima di ingiustizie e raggiri dopo una vita di lavoro. Non è un caso la sua scelta. Il Comando Generale dell’Arma dei carabinieri insiste da tempo su questo tasto dolente e le statistiche dell’età media della Brianza (sempre più anziani ci sono) gli danno ragione. Non è una scelta per buttare sul tavolo della prima conversazione un argomento qualsiasi. Si vede che ci tiene e che sa che fare. E poi la sicurezza. Dimostrando nell’affrontare l’argomento “spinoso” piena disponibilità e collaborazione con i cittadini e le Amministrazioni locali su prevenzione e iniziative da realizzarsi in comune sul territorio. Non ama mettersi in posa per flash e telecamere come qualche suo predecessore che era arrivato pure a fare la comparsa a “Chi l’ha visto“. Lui schivo, “sgombra” personalmente la scrivania dalle carte che sta già analizzando. Con calma tenendo il ritmo della conversazione e alla fine concedendosi per la foto di rito sotto la bandiera italiana solo perché è “atto dovuto” per noi giornalisti avere in archivio una foto ufficiale del colonnello. Ha parlato da padre di famiglia più che da nuovo sceriffo arrivato in città modello Clint Estwood. La Brianza con i suoi colletti bianchi e le macerie di un’industria che non c’è più o in svendita, è una realtà complessa. Va studiata, capita e non interpretata o peggio ancora blandita. La divisa da carabiniere è sempre stata il punto di riferimento della “povera” gente al di là delle interpretazioni politiche. Dei deboli e degli anziani proprio le categorie su cui punta Santovito. Non sono un mago e non so se il nuovo sarà meglio del vecchio. So solo che ispira fiducia e di questi tempi e con tali chiari di luna non è poco. Anzi in Brianza è tutto.
Marco Pirola