Arrestato a Seregno Paolo De Luca, 46enne ritenuto vicino alla famiglia Stagno
Seregno ‘Ndrangheta: preso il “boss invisibile”. Si definiva così, al telefono, Paolo De Luca, 46enne di Seregno arrestato dai carabinieri in seguito ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Seregno ‘Ndrangheta: Le accuse
Associazione di tipo mafioso, detenzione di armi da guerra e clandestine, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Queste le accuse a vario titolo per i tre arrestati nell’operazione eseguita dai militari del Comando provinciale di Milano. In manette, oltre a De Luca, anche un altro uomo, Alessandro Colacitti, 34enne residente sempre a Seregno e la madre di quest’ultimo, una 70enne originaria della Provincia di Catanzaro. È proprio da quest’ultima che ha preso le mosse l’indagine.
Seregno ‘Ndrangheta: L’indagine
Tutto risale allo scorso marzo, quando i militari della Compagnia di Seregno avevano eseguito un sequestro di armi nell’appartamento della 70enne. Nella casa era stato rinvenuto un vero arsenale. Fucili e pistole. Tutte perfettamente funzionanti.
Seregno ‘Ndrangheta: L’arsenale
Nel dettaglio i militari avevano trovato due AK47, una mitraglietta di tipo Skorpion con silenziatore, due pistole semiautomatiche di cui una con matricola abrasa, un fucile a pompa e centinaia di munizioni di vario calibro oltre ad un rudimentale ordigno esplosivo. Sia la donna che il figlio 34enne, entrambi incensurati, erano stati arrestati per detenzione illegale di armi da guerra e armi clandestine. Il figlio era finito in carcere, mentre la 70enne ai domiciliari.
Seregno ‘Ndrangheta: I legami
L’associazione mafiosa è stata contestata al solo De Luca. Secondo gli investigatori della Dda, quest’ultimo apparterrebbe alla cosca guidata da Antonio Stagno e radicata a Giussano e Seregno. Il nome di De Luca non era nuovo agli inquirenti già ai tempi dell’inchiesta “Infinito”. Sempre secondo i magistrati della Dda, De Luca svolgeva anche funzione di “ambasciatore” in Calabria presso le famiglie ed era uomo “a disposizione” della famiglia dei Mancuso di Limbadi per la custodia di droga e armi.