Giudizio immediato per la cricca della Sanità lombarda
Scandalo dentiere, Fabio Rizzi, ex presidente della Commissione Sanità lombarda e il suo portaborse Mario Longo vogliono patteggiare. A tre mesi dagli arresti, Manuela Massenz pubblico ministero della Procura di Monza ha firmato la richiesta di mandare a processo 19 dei 21 imputati raggiunti dalle misure di custodia cautelare nell’inchiesta “Smile” sulla corruzione negli appalti concessi a Maria Paola Canegrati, 54 anni, imprenditrice monzese, la regina delle protesi dentarie.
Scandalo dentiere: la politica
L’indagine dei magistrati monzesi ha coinvolto anche Fabio Rizzi, ex consigliere regionale lombardo della Lega Nord e il suo stretto collaboratore Mario Longo. Nell’elenco mancano solo Donato Castiglioni (collaboratore di Rizzi addetto alla stesura dei bandi ndr) e Sandro Pignataro, per la corruzione sulla concessione dei finanziamenti da parte di Finlombarda, ritenuta dal Tribunale del Riesame di Milano di competenza della Procura di Varese.
Scandalo dentiere: il giudizio immediato
Tre mesi fa gli arresti. Da allora delle nove persone finite in carcere sono ancora dietro le sbarre Rizzi, Longo, Canegrati e Stefano Lorusso. Quest’ultimo è ritenuto il “riciclatore” all’estero dei soldi della “cricca” ed è stato estradato da Miami all’Italia. Lorusso da Roma è stato poi trasferito al carcere di Monza di via Sanqurico. Delle sette persone che erano state messi agli arresti domiciliari soltanto Patrizia Pedrotti, ex direttore amministrativo prima dell’Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate e poi di Melegnano, ha ottenuto la revoca. Sono ancora ai domiciliari anche le conviventi dell’ex consigliere regionale e del suo factotum.
Scandalo dentiere: lady sorriso
Manuela Massenz nel frattempo ha sentito nuovamente Lady Sorriso, che non ha intenzione di patteggiare la pena come Fabio Rizzi e Mario Longo. Questi due hanno fatto sapere attraverso gli avvocati che intendono concordare un patteggiamento. Le trattative con il pm sono in corso. Il prossimo passo spetta adesso al giudice, che deve fissare la data del processo.
Marco Pirola