Progetto Lissone – Rossi sì, ma di vergogna…

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di Marco Pirola

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Navigando sul web si trovano cose interessanti. Sul blog di Stefano Battocchio c’è tutta la trama di film dal titolo un po’ amaro. Progetto Lissone: Storia di un fallimento annunciato. Di soldi buttati dall’Amministrazione comunale. Di figure poco edificanti la cui esatta consistenza “materica” è taciuta per decenza. Del resto come chiamare altrimenti tale situazione. Il Consiglio comunale aveva appena deciso di prelevare 196mila euro dalle casse per rifinanziare e rilanciare il piano di sviluppo dell’economia lissonese. Lo stesso desiderio di “grandeur padana” da sempre in passivo. Sì perché il progetto, che aveva funzionato bene negli anni d’oro, lentamente aveva cominciato a imbarcare acqua finendo per accumulare 1 milione e 500 mila euro di debito con banche e soci. Gli stessi che con il fallimento perderanno anche i crediti accumulati. Va detto che Il Comune è una partecipata al 56% di Progetto Lissone. Da qui la decisione di approvare la ricapitalizzazione con quei “maledetti” quanto inutili 196 mila euro (ai quali si sarebbero poi dovuti aggiungere anche i soldi degli artigiani).

A dir la verità c’era stato un san Giovanni che predicava nel deserto della politica annunciando urbi et orbi che quel salvataggio non si doveva fare. Stefano Battocchio era stato facile profeta (speriamo non finisca come il santo la cui testa fu offerta su di un piatto a Salomè). La domanda che si era posta il battagliero consigliere di opposizione era di una semplicità disarmante: “Perché rifinanziare un progetto che, carte alla mano, ha registrato una continua decrescita di fatturato passando dal milione e 225 mila euro del 2012 ai soli 200 mila euro di maggio 2013? Colpa di false promesse e di chi ci ha creduto. Colpa del Cda di Progetto Lissone che, a causa di una cattiva amministrazione che ha indebitato Progetto Lissone, ha raccontato al Consiglio di essere in grado di arrivare a 1.700.000 milioni di fatturato entro fine anno, confidando in preventivi e contratti pronti per essere firmati (e incassati) subito dopo la ricapitalizzazione. Il tutto senza che fosse stato fatto nessuno studio di fattibilità. Colpa dell’ingenuità dell’amministrazione di Concettina Monguzzi, che si è fidata delle promesse del Cda senza considerare che c’erano davvero troppe poche garanzie per riversare quasi 200 mila euro di soldi pubblici sul Progetto”.

Ma il “mago” Battocchio oltre a porsi unico e solo tali domande fa anche altre considerazione. “A dire il vero sarebbe bastato affidarsi alla Corte dei Conti che aveva espresso parere contrario riguardo alla ricapitalizzazione. Posizione condivisa con i revisori dei conti del Comune e con lo stesso revisore di Progetto Lissone, che così si era espresso in una relazione del 28 maggio 2013. Le circostanze indicano l’esistenza di una incertezza rilevante che può far sorgere dubbi significativi dubbi significativi sulla continuità aziendale della società e sulla sua capacità di far fronte regolarmente ai propri impegni nel normale corso di gestione. La sostanza è che noi il rifinanziamento non lo abbiamo votato, la maggioranza sì. Una vittoria di Pirro perché i soldi verranno comunque buttati e (credeteci) ho fatto di tutto per impedirlo. Per questo in Consiglio mi hanno accusato di andare deliberatamente contro gli interessi degli artigiani”. Già gli artigiani dove erano e dove sono ora?

Quello che succederà è che se il 28 ottobre il Cda di Progetto Lissone dichiarerà il fallimento (ipotesi che è quasi certezza dati i numeri), le banche e i creditori inizieranno a suonare ai campanelli per chiedere i loro soldi. Toccherà poi alla giustizia bussare alla porta di chi ha causato questo disastro per accertare responsabilità civili e penali. Parole non da “santo” inascoltato, ma lissonese amareggiato.

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