Profughi in Brianza tra sangue italiano e una Provincia distratta

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Profughi in Brianza tra sangue italiano e una Provincia distratta. Ma poteva anche semplicemente essere: profughi tra mare e… Monti. Il capogruppo della Lega Nord, Andrea Monti, era stato facile profeta. Possibile, si era chiesto il figlio di Cesarino Monti, che a Lazzate l’Azienda sanitaria locale avesse chiuso il Centro raccolta sangue solo perché “promiscuo” con gli associati dell’Avis mentre a Limbiate con i profughi in arrivo da zone a rischio, nemmeno un controllo sanitario? Possibile. Perché all’indomani della sua presa di posizione irruente e sanguigna degna di tanto padre, la Provincia di Monza e Brianza ha deciso di correre ai ripari. Una telefonata tra l’Ente presieduto da Gigi Ponti e i vertici dell’Asl di Monza e Brianza ha fatto sì che i controlli partiranno. Dopo l’arrivo dei profughi. Come si usa in questo Paese.

LA PROVINCIA – E pensare che Gigi Ponti, abbandonato per un attimo l’abituale abitino da chierichetto dell’oratorio di Cesano Maderno, aveva garantito per tutti: nessun problema. Ma allora perché fare ora i controlli in una struttura sanitaria che vede la presenza “contigua” donatori di sangue e profughi provenienti da zone ad alto rischio? L’Avis, a tutti gli associati che vanno in vacanza in zone dell’Africa esposte a malattie “particolari”, vieta la donazione di sangue per sei mesi dal rientro in Italia. Monti solo per il fatto di avere chiesto controlli preventivi si è beccato del razzista. Ci è abituato.

MONTI – “Nessuno ha pensato di verificare se fosse conforme ai protocolli sanitari l’insediamento di un centro smistamento profughi, dove questi vengono sottoposti addirittura a screening sanitario, nello stesso stabile dove ogni settimana si raccolgono litri di sangue che verranno poi distribuiti ai pazienti bisognosi di trasfusioni”. Gigi Ponti si sa, è un bravo ragazzo, a volte un po’ distratto…

Marco Pirola

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