Parola d’ordine.

Salutiamoci per le ferie agostane con un augurio di serenità e prosperità e con un piccolo compito per le vacanze.

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Si fa sempre più palese quanto l’agenda delle nostre priorità sia determinata dall’Europa.

Prima é stato chiaro che i potenti della Zona-Euro stavano imponendoci quali leggi si dovessero approvare con precedenza.
Ed ecco la riforma delle pensioni (Fornero), del sistema parlamentare, delle circoscrizioni giudiziarie, la stramba abrogazione delle Province, il Jobs act, il continuo e disordinato intervento sulle procedure di Giustizia.
Ora però ci stiamo accorgendo di quanto sia penetrante l’effetto delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU, per gli amici).
Ed ecco la riforma della scuola per far posto a centomila precari, la precipitosa approvazione di fattispecie di reato inutili come quella di tortura (ma l’hanno approvata alla fine?) e adesso l’up-to-date delle unioni tra omosessuali.
Si procede in disordine sparso.
Si cambiano di continuo le priorità parlamentari.
Si scrivono nuove leggi largamente insufficienti rispetto alle reali necessità di riforma.
Eppure la percezione che abbiamo della situazione è che qualcosa stia davvero cambiando.
In meglio.
Queste timide riforme che il Governo continua a promettere, poi davvero le fa approvare.
Alcune non valgono affatto il can-can che gli oppositori sollevano dopo l’approvazione.
Non contengono nulla di rivoluzionario, anzi spesso sembrano ispirate al famoso motto del Gattopardo.
E nulla si sta facendo per limare davvero le rapaci unghie della spesa pubblica.
Eppure qualcosa si è mosso: potremmo definirla “inversione di tendenza”.
È una cosa buona.
A costo di tirarmi addosso censure, confesserò che pur non piacendomene l’indirizzo politico, questo Governo Renzi sta davvero facendo cigolare le giunture rugginose del sistema Italia per rimetterlo in moto.
Non é il solo: la vera alternativa per la guida di questo Paese, nel giorno in cui si porrà il problema dell’alternanza, ce l’abbiamo.
È un altro uomo che sta governando bene e senza cedere ai populismi o alle carnevalate delle attuali opposizioni principali a Roma.
Si chiama Roberto Maroni e in Lombardia sta comunque tenendo il timone come fa ogni buon leader Europeo.
Due ancora troppo deboli esempi che vengono dall’alto.
Ma tutti noi, specie in mondi dove il lavoro é nell’essenza stessa del modo di vivere della gente, come in Brianza, c’è bisogno di scoprire ben altri esempi diffusi: quelli che vengano dal basso.
Ce la possiamo fare e forse già stiamo iniziando a risalire la china.
Almeno ci siamo rialzati in piedi.
Adesso per riprendere un cammino deciso occorre che sia ciascuno di noi ad esigere risposte dall’interlocutore più importante che ha: se stesso.
La nostra terra può farcela solo se la migliore maggioranza degli Italiani saprá finalmente guardare l’altra faccia della medaglia della Libertà e dei Diritti, la faccia su cui sta scritta la parola più difficile per noi: Responsabilità.
Abbiamo aziende sopravvissute alla guerra economica globale, che sono in grado di fare grandi cose se…
Se, per esempio, i loro addetti, dall’imprenditore in giù, continueranno ad agire responsabilmente, con amore per il loro lavoro;
se nelle banche i signori del credito sapranno finanziarle responsabilmente, prendendosi qualche rischio per amore del loro lavoro;
se nella pubblica amministrazione gli operatori sapranno favorire la risoluzione delle pratiche amministrative e di giustizia, con amore per la loro funzione ed il loro lavoro.
Per fare tutto questo non servono riforme di legge: occorre la rivoluzione del nostro modo di pensare.
La sensazione é che questa rivoluzione stia cominciando: occorre dare una mano a chi in alto sta provando a favorirla e i due governanti che ho sopra citato, forse meritano fiducia.
Soprattutto dobbiamo volere e vedere questa “rivoluzione della responsabilità” in noi.
Così, nel salutarci per la pausa feriale agostana, meritatissima per tutti credo, lasciamoci con un piccolo compito delle vacanze: scoprire e sentire nello spirito quanto policroma e bella possa essere l’idea di Responsabilità.
Poi ci ritroveremo a settembre e avremo tutti un’entusiasmante voglia di agire, con prudenza e diligenza certo, ma decisi a cominciare da noi stessi e dal diritto-dovere di amare anzitutto il nostro lavoro e così i nostri compiti (qui non si inventa niente: basta leggere il secondo comma dell’articolo 4 della nostra Costituzione) e attraverso la felice realizzazione di quelli, amare la nostra stessa vita.
Buone ferie, anche a chi non potrà andare in vacanza, e buona riflessione rivoluzionaria (libera e liberale) a tutti.
di Gigi Paganelli, avvocato

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