Il 21 maggio 1983 papa Wojtyla visitò Monza davanti a mezzo milione di persone
Papa Monza, tre scatti in bianconero, un paio di aneddoti, una storica visita. L’ultima di un pontefice in città. Sembra ieri per chi c’era. Compreso il sottoscritto. Ma poi ti volti e sono passati 33 anni. Che fanno 396 mesi, 12.050 giorni. Più o meno una vita insomma. Non era un tour qualsiasi. Due anni prima Carol Wojtyla era rimasto quasi ucciso (13 maggio 1981) in un attentato in piazza San Pietro per mano di un killer turco.
Papa Monza: la messa in autodromo
La tappa in autodromo rappresentava la fase finale del ventesimo Congresso eucaristico nazionale, che ha vissuto anche a Monza alcuni decisivi momenti. Una moltitudine di giovani provenienti dagli oratori del decanato. Volontari che allora si erano resi disponibili per allestire le tende dentro al parco di Monza, dove si svolgevano i momenti di preghiera e le confessioni. A dire la verità l’organizzazione non si aspettava tale concorso di folla. A mettere qualche apprensione come il carico di Briscola, le nuvole cariche di pioggia in cielo che facevano a gara con l’entusiasmo degli astanti. Pioveva quel 21 maggio del 1983. Gli ombrelli si sprecavano, ma l’uomo vestito di bianco rifiutava uno dopo l’altro i ripari offerti. Ad attenderlo sul palco c’erano decine di migliaia di ragazzi degli oratori della Brianza accampati da giorni con tende. Tanti. Tantissimi. Con una litania da messa solenne al microfono l’entusiasmo incontrollato dello speaker lanciava appelli alla calma intervallati dal grido: “viva il papa, il papa è tra noi”. Dalle vecchie tribune la risposta all’unisono dei presenti era un tripudio festante.
Papa a Monza: il tragitto lungo le vie
Inizialmente il percorso doveva essere diverso. Dall’autodromo dritto in Duomo passando lungo il rettilineo di via Carlo Alberto. Nei giorni precedenti gli amministratori monzesi, il sindaco di allora Emanuele Cirillo in testa, barando spudoratamente con la sicurezza vaticana, erano riusciti a deviare il corteo papale lungo un tragitto più lungo che dall’autodromo passava lungo via Appiani per finire sul sagrato del Duomo. Un paio di buche erano apparse “misteriosamente” lungo via Carlo Alberto durante la notte costringendo i responsabili della sicurezza a deviare il corteo. Un tubo dell’acqua rotto, una grossa bugia che ha sortito l’effetto. Da ore le postazioni all’interno della Basilica erano presidiate dalla folla. Sul sagrato idem. Le transenne delimitavano una microscopica striscia di piazza nemmeno sufficiente per far passare la jeep. Lungo il tragitto nessuno voleva mollare. L’attesa era enorme da giorni e al passare dell’auto scoperta con sopra il papa le urla salivano alte al cielo. Lui sull’auto scoperta benediceva piacevolmente sorpreso dalla folla enorme (Monza, non era stata l’unica tappa in Brianza). Dall’autodromo in Duomo lungo via Appiani può essere un attimo vedere passare una jeep bianca. Ad ogni incrocio la gente spingeva. Via Dante era piena sino a metà e la visuale per chi stava dietro era di pochi secondi al semaforo dell’incrocio con via Appiani. Bastavano per vivere un momento magico e storico.
Papa Monza: in duomo
In Duomo, il cardinale di Milano Carlo Maria Martini, don Leopoldino Gariboldi, semplicemente don Dino per i parrocchiani monzesi e i canonici, accompagnavano il papa all’interno della Basilica, dove Carol Wojtyla volle inginocchiarsi in preghiera davanti all’altare su cui era posata la Corona ferrea. Il pontefice aveva visitato il giorno prima Desio, città natale di Pio XI e Seregno. Monza sarebbe stata tappa intermedia prima dell’incontro con gli operai a Sesto San Giovanni e del concerto in suo onore alla Scala di Milano.
Marco Pirola