Il sindaco di Monza deve avere in mente di costruire una piscina alla Fondazione don Angelo Bellani. L’acqua può sempre trovarla, ma il galleggiante lo ha già in casa. Stefano Spadari, brillante avvocato monzese prestato alla politica.
Da capogruppo di Forza Italia a candidato di Alleanza nazionale. Dall’Udc di Mimmo Pisani all’area Pd di Scanagatti. Ne ha fatte di vasche lo “Stefanino” da Triante nel mare magnum della politica monzese. Astro nascente del belusconismo, anni Novanta, cede di schianto dalla carica di capogruppo per via delle pressioni dei consiglieri alleati. Di punto in bianco molla la bandierina e si rifugia tra le allora accoglienti braccia di An in pieno slancio finiano. Conservando una solida amicizia suffragata da rapporti di lavoro familiari con l’amico di sempre Antonio Gabetta. Poi, elezioni del 2002, va male ed inizia il tormento dell’astro non più nascente che finisce dalle parti di Pierferdi Casini. Senza successo però perché nemmeno al giro di boa del 2007 riesce ad accasarsi in qualche modo in una posizione di visibilità. Ma Stefano non è uno che molla. Nell’interregno leghista tra i governi della sinistra (2002-2007 e quello attuale) tenta il tuffo dal trampolino come difensore civico andando a tuffarsi in tutte le vasche. Lega compresa. Ma è con la giunta di sinistra che Spadari emerge dalle acque dell’oblio e arriva la nomina alla Rsa Bellani e Rsa Cambiaghi. Dal punto di vista formale nulla da eccepire. Ci mancherebbe. Le nomine sono state fatte su nomina sindacale dopo la ricerca dei curricula. Sul piano politico qualche appunto come quelli contenuti sopra nell’articolo. E poi il “gettone” non è previsto.
A dire la verità ci eravamo occupati in un precedente articolo delle nomine nel Cda. Routine come capita spesso in questo mestiere. Scrivi i nomi, fine del cinema. Quello che mi era sfuggito (sono pronto a riparare ora) è la valenza di alcuni dei nominati come “Stefanino” e Cristina Villa. Quest’ultima di stretta osservanza rifondaiola, filtrata (in parte) dalle acque della Lista Faglia di cui è stata candidata. Ne ha fatta di strada la psicologa del Sant’Andrea dai tempi dei comuni (miei e suoi) del liceo classico Bartolomeo Zucchi. Ma non è finita. L’eterno Franco Gaiani, l’ingegnere ex repubblicano, poi di stretta osservanza Pd (lo abbiamo visto votare alle Primarie in via Lecco poco prima di Pippo Civati anche se sono sicuro che il marito della Titti non lo ha votato…). E infine Marco Maria Riboldi, ex democristianone di ferro, ex presidente del Consiglio e attuale preside del collegio Bianconi. Conoscendo pure quest’ultimo mi permetto una battuta: in una Rsa è sprecato, non vorrei che tra poco non si distinguesse più l’utente (i vecchiettini) dall’erogante (Riboldi).
E all’opposizione? Zero. Come in condotta. Del resto se si devono attaccare a mezzo scivolone di Scanagatti per avere un po’ di visibilità è meglio così. Dalla tassa di soggiorno finiranno direttamente in bagno a purgarsi dei “mostri politici” che hanno creato in questi decenni…
Marco Pirola