La flagellazione di Cristo del Caravaggio in mostra in Villa Reale a Monza sino al 17 aprile
Mostra Monza. Caravaggio in tour a Monza. Almeno un quadro. La Flagellazione è una delle immagini più note del catalogo del Merisi e appartiene a uno dei suoi periodi più felici e intensi.
MOSTRA MONZA: CARAVAGGIO – “La flagellazione di Cristo” in Villa Reale a Monza fino al 17 aprile). Si tratta di un’opera, dipinta tra il 1607 e il 1608, che risale al periodo in cui l’artista soggiornò a Napoli. Il quadro in mostra proviene dal Museo di Capodimonte. “La Flagellazione di Cristo del Caravaggio”, fu commissionata per la cappella della famiglia De Franchis nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, è un olio su tela, di formato 286 x 213 cm. L’iniziativa è promossa dal “Consorzio Villa Reale e Parco di Monza”, si avvale della collaborazione del Museo di Capodimonte e del Fondo Edifici di Culto, con il patrocinio del ministero dei Beni culturali e della Regione Lombardia.
MOSTRA MONZA: QUADRO STORY – Il soggiorno a Napoli di caravaggio corrisponde a una nuova breve e travolgente primavera per Caravaggio, che si cala subito nel clima vitale della città e lo trasferisce dentro alcuni capolavori in cui sembra ancora respirare la felicità degli inizi. Napoli è una città prorompente, grande, in quegli anni, tre volte Roma. Ed è anche ricca dal punto di vista economico. Caravaggio incassa somme per le commissioni che non aveva mai visto nella capitale. Per i domenicani dipinge proprio la Flagellazione e la straordinaria Madonna del Rosario (attualmente a Vienna). Per il Pio Monte della Misericordia invece realizza un grande quadro con le Sette opere di misericordia, che sembra davvero ambientato nei vicoli napoletani, con quell’incrociarsi convulso di popolo, che sbuca imprevisto da ogni angolo della tela. Nella Flagellazione Caravaggio raffigura Cristo alla Colonna mentre viene legato mani e piedi da tre “manigoldi”. Sono gli istanti precedenti alla tortura. Le figure emergono dal buio bagnate da una cascata di luce. Gesù ha la testa appoggiata alla spalla sinistra. Gli occhi chiusi. È la raffigurazione dell’agnello portato al macello, candido e mansueto. La drammaticità del momento, oltre che dal contrasto di luce, è espressa dalla tensione dei corpi.