Morto Claudio Viganò politica, affari e l’amicizia con Mina

morto claudio viganò

Morto Claudio Viganò. Detta così per uno che aveva 96 anni suonati, può sembrare una banale “carta da morto” (come la chiamava mia mamma) appesa ai muri di Monza. Errore. Claudio Viganò non era un semplice ragioniere. Era molto di più. Per decenni, sino all’arrivo della Tangentopoli nostrana, è stato politico di rango della Democrazia Cristiana. Esponente di spicco dei “lupi grigi”. Quelli tanto per intenderci che sapevano trattare affari e politica con disinvoltura e bravura. Viganò era il “notaio”. E quella politica è la parte meno divertente del personaggio Viganò.

Morto Claudio Viganò il re di Forte dei Marmi

Pochi suoi concittadini sanno che “penna bianca” per via di quei capelli perennemente canuti è stato per anni il ragioniere della Bussola. Locale notturno sul lungomare di Marina di Pietrasanta fondato da Sergio Bernardini nel 1955. Gli anni d’oro. Quelli di  Renato CarosoneOrnella VanoniLuciano TajoliFred BongustoFabrizio De AndréAdriano CelentanoMarcella BellaPatty PravoMilvaMia Martini e soprattutto Mina, che qui tenne una serie di concerti tra il 1962 e il 1978. E “penna bianca” sempre dietro la cassa a pagare gli artisti che lo adoravano. Più che per gli assegni per la sua enorme simpatia.

Morto Claudio Viganò: Quelle volte con Mina

La tigre di Cremona stravedeva per lui. E Claudio Viganò ricambiava con affetto. Si vedevano spesso nella casa di Lugano dove Viganò si recava trascinando il bastone per via dell’andatura claudicante. Vecchi amici che si incontrano. Loro due soli in riva al lago a ricordare i bei tempi seduti su di una panchina quando il tempo lo consentiva. Poi il ragioniere risaliva sul treno e tornava nella sua Monza. Nella stessa città dove Mina aveva alloggiato per qualche tempo dalle parti della cappella espiatoria. “Tegnes prunt giornalista che la prossima volta ta porti anca ti a salutare la Mina”. Nella sua lingua ufficiale che non fosse quella dei conti millimetrici, me lo aveva promesso.

Aneddoto

Raccontava Viganò. Raccontava. Una vita vissuta. Io ascoltavo le sue parole quasi incredulo. “Dopo Mina c’è solo il Celentano, il resto dieci gradini dietro. E io me ne intendo di cantanti. Un po’ anche di politica a dire il vero..”. Sorrideva “penna bianca” pensando che non gli credessi. “Mi sei simpatico giornalista – chiosava – ti voglio raccontare della mia storia con Donna Summer”. Disse una volta.

La fuga in America

“Per un anno, erano quasi finiti gli anni Settanta, ho mollato tutto quanto. Monza, Mina, la Bussola. Ho seguito Donna Summer nella sua tournée negli Stati Uniti. Una pantera che ballava e la ma fa ballà a mi…” E giù mezzo in dialetto ed italiano a raccontare ancora. Poi il ritorno a Monza dopo la parentesi “dance”. Non c’era costruttore o uomo d’affari che non lo avesse come consulente. Era un mago nei numeri. Fioriscono leggende sul suo conto. Alcune vere altre artatamente messe in giro. Come quella di un piccolo aereo che atterra sulla pista di Saint Moritz. Ad attendere un altro aeroplanino che riparte quasi subito. E’ notte, ma la pista è illuminata a giorno. Quello che successe in un pugno di minuti ha della spy story. Una settimana dopo quel viaggio misterioso, a Monza successe un patatrac autentico con strascichi politici. Leggende metropolitane, mezze verità in cui lui ci sguazzava. Come alla Bussola non amava la ribalta. Lui preferiva staccare assegni nel camerino degli artisti.

Lo scivolone

L’autodromo. Ce lo avevano messo quando era già anziano. Forse pensando di poter fare quello che volevano. Lo hanno “fregato”. Il magistrato era stato più veloce quella volta. Una condanna per reati finanziari legati ad un giro di biglietti in nero. Uno scivolone che lo aveva colpito. Amareggiato. Il suo commento in brianzolo il giorno della condanna (irripetibile) era stato come sempre in dialetto. Negli ultimi anni si era autoesiliato. L’ultima sua telefonata tempo fa. “Ieri ti ho letto giornalista, stavolta mi è piaciuto quello che hai scritto. Domani mattina passa in ufficio che io e te dobbiamo parlare”. Non ci andai non ricordo perchè. Poi l’avevo perso di vista sino a questo pomeriggio.

Il funerale

Già me lo vedo il suo funerale mercoledì nella chiesa dei potenti. Mina non ci sarà o forse si. Mah. Ci sarò anche io per salutare “penna bianca”. Nelle orecchie il ritornello della canzone della tigre di Cremona: Sei grande, grande, grande…”. E se sorriderò, sarà solamente per gli aneddoti che mi hai regalato. Da Donna Summer al Celentano come lo chiamava il ragionier Viganò…

marco pirola

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