Micaela De Gregorio, 52 anni, si era trasferita in Kenia per aiutare i bambini di Likoni
Monza volontariato, nel giorno della festa della mamma, è morta Micaela De Gregorio. Laggiù sulla strada che porta a Mombasa, c’era una nostra concittadina monzese che aveva una “folle” idea in testa. Aiutare i bambini africani del Kenia. Lontano dai riflettori velenosi della politica, del sacro furore religioso, delle conversioni più o meno indotte. Lontano insomma. Unico suo strumento Facebook. E quella ragnatela di tessuto solidale fatto di amicizie di una vita che ogni tanto mandavano ciò che lei con garbo chiedeva dalla pagine social. Poca roba per la Brianza dei “tasselli d’oro”. Tanta roba per chi non niente se non l’alternativa della povertà e la fame. Micaela, silente faceva per i suoi bambini. In poco tempo era diventata il punto di riferimento locale. Se ne è andata per complicazioni dopo un’infezione intestinale.
Monza volontariato, la notizia della scomparsa
La notizia è stata diffusa sui Social domenica sera. La storia di Micaela era speciale. Laureata in Scienze delle Comunicazioni. Una lunga esperienza lavorativa in questo campo. Poi la crisi e la difficoltà oggettiva a trovare un posto di lavoro. Troppo brava per un ruolo di Pr sottopagato dove le aziende cercano più l'”affare” che il merito. Gente pagata poco che scrive, telefona, rende, in cambio di un pugno di euro. Da qui la scelta radicale di abbandonare Monza e ricominciare laggiù in Africa. A casa loro tanto per dirla in politichese. Ci eravamo sfiorati prima della sua decisione di mollare tutto. Era il 2015 o giù di lì. Ma poco importa. Un incontro fugace tra colleghi. Amaro sulle considerazioni finali del presente incerto. Ma era convinta della scelta. Le risposi citando una canzone a me cara scritta da David Riondino:”Mare forza nove…Fuggire sì ma dove?”. Il “za za” finale della canzone lo cantò lei. Poi l’avevo persa di vista come spesso mi capita con le persone.
Il progetto
Aveva venduto il suo monolocale e investito i suoi averi. A Likoni, in Kenia, Micaela si dedicava anima e corpo ai bambini. Non solo ai 45 orfani ospitati nella struttura, ma anche ai tantissimi bambini di strada che incontrava. Bambini malati, denutriti, abbandonati a se stessi. Micaela era la loro mamma. Si dedicava a questa missione con passione, sempre in contatto costante con l’Italia e Monza dove, oltre ai parenti, ha trovato anche il supporto degli amici che rispondevano entusiasticamente e generosamente a tutte le richieste di aiuto. Non so cosa ha lasciato scritto per la sepoltura. Vorrei tanto potesse tornare a Monza, la città dalle cento contraddizioni e dai mille eroi silenziosi. Che almeno da morta le venga riconosciuto quello che da viva le era stato negato.
Marco Pirola