Gran Premio: dalle “balle girate” di Marchionne allo striscione abusivo della Lega sotto il podio
Monza vip parata di stelle, stelline e stellette. Pennellate di ricordi da Gp. Il giallo del grillino Giggino Di Maio che va in tribuna Aci, quella di lusso a cinquestelle. Il verde di Matteo Salvini arrivato trafelato ai box. Il verde dello striscione abusivo della Lega di 100 metri quadrati apparso, come se fosse un semplice foglio A4, sotto il podio. Certo in questi tempi da lupi e con tali chiari di luna portare dentro un “appartamento” seppure in tela, non deve essere stato facile. E pensare che all’ingresso facevano togliere pure i tappi dalle bottigliette di plastica. Il grigio del presidente Paolo Gentiloni gettonatissimo e blindassimo. Seguito a ruota dall’azzurro del vicepresidente della Lombardia Fabrizio Sala. E il nero dei nuovi “padroni” della politica di Monza a cui non è parso vero di poter gestire i biglietti come prebende o semplici cambiali elettorali.
Monza vip: Marchionne che sbrocca
Quello che mi rimarrà e che ho visto in prima persona del Gran premio 2017. Il numero 88 dell’era del pistone. Che Hamilton fosse bravo ce lo aspettavamo. Che la Ferrari fosse indietro, pure. I tempi sabato sono stati impietosi. Che Sergio Marchionne “sbroccasse”, un po’ meno. Ecco, tra le tante emozioni della mattinata vipparola il “mi stanno girando un po’ le balle” del presidente e amministratore delegato Ferrari, resterà. Il naturalizzato canadese doveva proprio essere fuori giri. E si vedeva chiaramente.
Monza vip: Salvini e il trono di spade
Al cancello della direzione pista il corteo della scorta di Matteo Salvini ha fretta. Sgomma appena aperto il portone anche se ci sono da fare non più di dieci metri. Quattro macchine più motociclisti della Polizia al seguito. Scende Salvini e corre più veloce di Hamilton verso i box a beneficio delle telecamere. Da pilota consumato, riesce a bruciare i tempi e si piazza in ogni intervista. Non prima di aver sparato una raffica di selfie per far vedere che esiste. A Monza Salvini c’è. Dentro sfiora gli attori del “Trono di spade”. Non se ne accorge lui, ma nemmeno noi. Solo il fotografo che in queste occasioni ha il fiuto di una “zoccola” per gli affari, dà di gomito e ci giriamo pure incazzati per il dolore. Ci ho messo dieci minuti a farmi spiegare chi fossero. Intanto Salvini si era involato verso l’ennesimo selfie vipparolo.
Monza vip: Giggino Di Maio nella tribuna dei “ricchi”
Silente come solo le biciclette dei bersaglieri sanno essere, Di Maio appare in tribuna. Come la Madonna di Lourdes quasi nessuno lo ha visto arrivare. A me è solo apparso già lì. Pronto a farsi intervistare con il sorriso da cartolina. Come quelle degli anni Sessanta che spedivamo dalla colonia.
Monza vip: l’arrivo di “Er moviola”
Paolo Gentiloni, il presidente del Consiglio, si muove al rallentatore. Arriva scortatissimo e preceduto dal gracchiare delle radioline di polizia e carabinieri. Qualcuno gli apre la portiera e viene investito da questuanti, politici locali gente che vuole farsi un selfie. Una folla siffatta avrebbe spaventato chiunque. Non lui. Si guarda in giro, sorride. Saluta. Al rallenty. Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci Italia, fa gli onori di casa. Come se la pista fosse casa sua. Come dargli torto visto che è il padrone. Il corteo presidenziale si muove. Qualche monzese “revanscista” sussurra (in stile Gentiloni): ridateci Maria Etruria Boschi già apparsa a Monza. Dietro di lui, ad un passo dalla pole, Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione che fa pure lui gli onori di casa. Il sindaco di Monza Dario Allevi, un po’ dietro come le Ferrari ieri. In quarta fila costretto per un po’ ad inseguire il codazzo per acchiappare un’inquadratura con “Er moviola”. Detto, fatto grazie ai buoni uffizi di Sala e del suo compaesano romano Sticchi Damiani. Cosa non si fa per uno scatto. Anche andare a braccetto con i comunisti. “Il vetrinista” nostrano sta entrando in partita.
Monza vip: i politici “minori”
Il Centrodestra era presente in massa. C’erano quasi tutti. Come più volte ho sottolineato, il padano Alberto Mariani non difetta di coerenza. Così ecco che il capogruppo della Lega si porta in tribuna vip del Comune un pensionato del Carrocccio. Un duro e puro come lui. Il vicensindaco Simone Villa, pure lui della Lega, diviso tra il ruolo istituzionale e quello di famiglia. Al terzo figlio ha approfittato del Gran premio per fidanzarsi ufficialmente con la compagna di vita e di Consiglio comunale. E poi Nicholas Monguzzi con Daniele Petrucci. Martina Sassoli con papà per la prima volta i due orfani dello spazio in tribuna tutto loro. L’assessore alla Sicurezza Federico Arena si è presentato solo, ma con cipiglio. Ha pure sorriso e stretto con foga la mano al Prefetto Vilasi. Chi due due interpretasse il ruolo di Giuda, non è dato sapere.
Monza vip: il senatore e l’infiltrato di Casa Pound
Andrea Arbizzoni detto il senatore, titolare dello Sport, cresce ogni giorno che passa. Come presenza scenica. Giacca, gel d’ordinanza modello Big Jim, nodo della cravatta perfetto. Troppo perfetto per averlo fatto da solo. Federico Arena sorride sornione. Ieri ha stretto più mani lui di George Clooney alla mostra di Venezia. Potrà mai un “nazista” come è stato definito dalla “propaganda comunista” essere così simpatico? Si gode la cantonata che la sinistra ha preso nei suoi confronti. Senza rancore. Perché a Monza e in autodromo tutti lo conoscono come bravo ragazzo. Il senatore vero Andrea Mandelli c’è. Così come un esponente di spicco di Casa Pound ospite della terrazza del Comune. Un infiltrato come piace a lui.
Monza vip: gli svizzeri
Chi non ha avuto problemi di sorta sono Mario Botta e Michelle Hunziker. Il primo ticinese è uno degli architetti più famosi al mondo. Negli anni Novanta aveva fatto un progetto di sistemazione dell’autodromo. Progetto pensato, realizzato e pure pagato che non è mai stato realizzato. Una sorta di stadio della Formula 1. La seconda non ha bisogno di presentazioni e l’hanno riconosciuta tutti. Dopo la pioggia di sabato due stelle vere.
Monza vip: lo striscione abusivo
Uno striscione di circa 100 metri quadrati con la scritta “22 ottobre, sì autonomia” è stato srotolato al termine del Gran Premio di F1. Chissà come ha fatto ad entrare visto che quest’anno i controlli erano severissimi. Il foglio A4 di 100 metri, è spuntato proprio sotto il palco delle premiazioni. In mezzo alla pista e ai tifosi pronti ad applaudire i vincitori dell’88 Gp d’Italia. L’iniziativa è stata rivendicata dai Giovani Padani. Il Questore di Milano, Marcello Cardona, ha precisato che si è trattato di uno striscione non autorizzato. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini si è complimentato via Twitter con gli autori per la loro baldanza dannunziana. Naturalmente affidando le proprie esternazioni a Twitter.
Monza vip: i non pervenuti
Sicuramente ho dimenticato qualcuno e non me ne scuso. Paolo Piffer assente giustificato in “missione” in Uganda (oggi era al lago più profondo del mondo…). Marco Lamperti c’era, ma come suo costume non si è fatto vedere. Massimiliano Longo c’era pure lui, ma non si è fatto notare in quanto titolare della delega alla “discrezione” suo pezzo forte. Pierfranco Maffè impossibile fosse assente. Probabilmente era sulla moto con Hamilton. Come cantava Califano (che non è un assessore…) il resto (tette della ex Spice Girl Geri Halliwell a parte) è noia…
Marco Pirola