Monza viaggio semiserio tra vecchi-giovani della politica e giovani-vecchi che credono di farla la politica. Sottofondo. La musica futurista di Enzo Jannacci che va bene per tutte le stagioni. Un suono nasale sottile tipico timbro del sassofono soprano. Parole. Quelli che … non ci hanno visto arrivare e infatti sono ancora per strada…Oh yes. Quelli che… certe notti come le zanzare della canzone di Ligabue… Oh yes. Quelli che… nostalgia canaglia, ma Romina non è Al Bagno… Oh yes
Monza viaggio dove tutto comincia
C’era una volta… la politica. E sotto certi aspetti c’è ancora. Potrebbe essere l’incipit di una favola dal sapore antico. O più semplicemente una nostalgia canaglia sull’onda delle emozioni e, perchè no, di una canzonetta nazionalpopolare.
La politica “nostalgica”
Quella fatta di riunioni, di correnti, di tessere con cui suonarsele di santa ragione prima, dopo, durante i congressi. Sorrido. Alcuni di questi ancora dovrebbero vedere la luce pur essendo passati decenni. Forse staranno ancora contando le tessere accatastate in tessere ammuffite nel magazzino di un teatro romano. Ma si sa, la speranza in questi casi è la penultima a morire. Quella Politica fatta dall’odore delle lacrime e dai colori dei gazebo in piazza. La manualità del volantinaggio, del contatto porta a porta. Dei campanelli suonati con il sorriso dei militanti. Ma anche di chiacchiere e scazzottate, di tavoli rovesciati, litigate e pizza al vetriolo. La Politica delle nottate con i “nemici”, talmente nemici che arrivava subito l’alba che poi si trasformava in una lunghissima mattina innaffiata dal cappuccino e caffè rigorosamente senza zucchero che fa ingrassare. Per poi ritrovarsi il giorno dopo (che poi era lo stesso) a sorridere delle scorribande comuni di qualche ora prima, che alla fine diventavano il filo rosso che lega tutti gli umani: il condividere al di là delle ideologie e dei pugni sul tavolo.
Monza viaggio: Certe notti
Chi le ha vissute certe dinamiche, certe scene, insomma certe notti, non se le dimentica. Un tatuaggio sul cuore, indelebile, che li contraddistingue rispetto a chi è venuto dopo. Perché quella Politica fatta di bandiere fuori dai bar, baretti e circolini, ma soprattutto di sedi di partito che oggi sembrano scomparse. Quelle belle nelle grandi città, con tanto di insegna fuori e receptionist in divisa dentro. Come quelle anche nei paesini abbandonati alle dinamiche di campagna. Quelle tenute aperte dal solito pensionato oltranzista tuttologo e tuttofare che, in assenza di nipoti, aspetta sull’uscio i nuovi giovincelli cui spiegare la vita e non solo. Era proprio un’altra cosa.
Monza viaggio nella politica easy
Oggi la politica, non quella con la P maiuscola, quella nuova, quella della generazione z, si fa online, whattasapp, tik tok tak, su teams. Perché è più veloce, perché oggi la politica è “easy”, anzi Genzy. Alchimie d’immagini e di lettere. Così accade che, ai tempi della politica easy, ci si dimentichi del fattore T, che poi è molto vicino al fattore C. Dove per fattore T si intende il Territorio, per C il fattore “Culo”, due fattispecie che raramente vengono correlate e, quindi, associate. Nemmeno Discovery Channel ne parla mai insieme, anche se è un oggettivo dato di fatto che dove c’è il Territorio dei leoni è ovvio che ci sia il fattore “C” nell’aggredire il branco di gazzelle.
In Politica, funziona allo stesso modo: dove c’è il Territorio, il fattore Culo si manifesta in tutta la sua testardaggine, immancabilmente, alle tornate elettorali più bastarde (leggasi Amministrative Monza 2022, ma volendo anche Lissone 2023… no dai vediamo di non esagerare), in cui anche un accendino Bic di quelli color tortora, che in genere residuano nei tabacchi perché nessuno li vuole, riesce a vincere inspiegabilmente le elezioni.
“E’ il territorio, baby!”
Altro che Instagram, Facebook e i vostri “fire reaction”. Le elezioni si vincono a suon di raccolta firme, presenze, rotture di palle ad amici, parenti e anche ex fidanzate/i. Tutte cose che appartengono, comunque a un’altra gen (erazione per noi vecchi), ai boomers, che comunque non c’entrano con la Gen-zy.
Mario Pirovano
P.S.
Prima parte del viaggio