A.A.A. un nuovo direttore generale cercasi La fedelissima di Angelo Sticchi Damiani
Monza una donna in pole position. L’identikit? “Piace”. È brava. Dimostra capacità manageriali che pochi altri colleghi maschi hanno. Maestra nella gestione del personale di quel baraccone che si chiama Aci Italia. Mastica, eccome, di comunicazione. Tratta in maniera egregia pure con i sindacati. Sa fare un bilancio complesso. È talmente brava che le fanno curare anche le attività amministrative e di gestione del protocollo generale. Del centralino telefonico. Persino del telex e dell’autoparco. Ha il nome femminile (Alessandra) di un grande condottiero. Che per Monza è quello che ci vuole. È una donna. Novità assoluta da queste parti. È una fedelissima del vero padrone del circuito di Formula 1 più famoso al mondo. Angelo Sticchi Damiani. Non solo curve insomma. Unico neo (se così si può dire) è a Roma. Il suo contratto scade l’anno prossimo, ma per il “nostro caro Angelo”, questo ed altro.

Monza una donna e le grandi manovre
Dietro al bando per reperire il nuovo direttore generale della pista monzese (si fa per dire, non essendo più tale da anni…) ci sono le grandi manovre di Aci Italia per mettere le mani su Monza. O meglio. Continuare a tenercele sin dopo la scadenza del contratto con le scuderie. O meglio ancora. Per dare il colpo di grazia alla città a favore di altri circuiti. Come il Mugello o Imola da dove arrivano altri papabili alla carica. E visto che siamo nella città che fu dei Savoia, ma anche di Gaetano Bresci, tutto è possibile. Ma andiamo con ordine.
Monza la donna fatale in pole e il predecessore
Voci, rumors, politica di alto e basso livello. Candidati “trombati” e aspiranti manager. Persone in carriera e gente in corriera nel senso di “in partenza”. Chi vuole andare a Roma nei posti che contano in Aci Italia (Geronimo La Russa). Chi vorrebbe rimane (Pietro Benvenuti), ma non lo vogliono. Insomma c’è bagarre sulla griglia di partenza. In questi giorni dalle parti della Gerascia e del Roccolo si vede di tutto. Galeotto (nel senso letterario del termine e visti i precedenti in loco, è meglio precisare…) fu il bando uscito in questi giorni. Angelo Sticchi Damiani, il padrone vero dell’autodromo, non è più contento dell’attuale reggente la carica di direttore generale. Pietro Benvenuti ha fatto quello che poteva. O meglio quello che gli hanno consentito di fare gli eventi e il patron romano di Aci Italia. Poco.
I biglietti fantasma
Bentivoglio si sta spazzando pure la spinosa vicenda dei 30mila biglietti venduti agli sponsor che Sias (la società che gestisce l’autodromo) non sa come sbrogliare. Le scuderie e i tifosi hanno acquistato dei biglietti per se stessi, sponsor ed investitori, ma complice il Covid non sanno che farsene. Rimborsarli come hanno fatto altri circuiti sarebbe la soluzione più naturale. Ma Sias ha le casse vuote. dare dei voucher per l’anno prossimo sarebbe pure un compromesse onorevole, ma vorrebbe dire che per il 2021 ci sarebbero nel piatto 30mila biglietti in meno. Confermarli? E quale azienda invita i propri ospiti a fine luglio? Risultato è che è tutto fermo. Con il povero Benvenuti a fare da parafulmine.
E Monza ? Muta. Nel senso di zitta
Il territorio ha da tempo rinunciato a svolgere un ruolo di primo piano in autodromo. Vuoi per mancanza di soldi, vuoi per incapacità. Vuoi per tante cose. E la Roma dei palazzi se l’è mangiato piano, piano. Il territorio e l’autodromo. Il presidente della società che ha i gestione la pista arriva da Varese. E si vede. Il politico di riferimento in Aci (Geronimo La Russa) è di Milano e vuole “scappare” a Roma. La direzione, insomma quelli che contano arrivano tutti da fuori. E pure questo si vede. Monza è al riparo (forse) da un contratto per correre il Gp d’Italia, ma altri circuiti bussano alle porte per avere la gara. Imola che già l’aveva. Il Mugello targato Ferrari che l’ha avuto. Distruggere Monza per creare l’alternanza con questi altri due. Hanno un’autostrada davanti. Ed ora pure gli uomini o le donne giuste. Che sia pure questa la maledizione di Sant’Ambrogio? O come diceva Nanni Moretti: andiamo avanti così, facciamoci del male…
Marco Pirola