Monza tifosi in lutto per la morte di Angelo Scotti

monza tifosi angelo scotti nuovabrianza

L’Angelo del Monza era il numero 1 dei tifosi biancorossi

Monza tifosi in lutto per la morte di Angelo Scotti. E un senso di melanconia scivola sulla tastiera del computer non appena mi arriva la notizia. Devi scrivere così ti hanno insegnato. Ma la mano è pesante. Lenta. Ad ogni battito sui tasti affiorano i ricordi personali. E il “pezzo” rallenta. Perché Angelo non era un tifoso di calcio qualunque. Della domenica tanto per intenderci. No. Lui era il numero 1 del Monza calcio. Era un amico mio capace con la sua presenza costante al Monzello e al Brianteo, di dare un senso di comunità a tutta quanta la città. Un personaggio insomma. Lo si poteva incontrare fisso al campo di allenamento o sugli spalti dello stadio, ma la sua andatura lenta sulla “graziella” rossa sgangherata come lui dominava il centro storico. Ti vedeva da lontano urlava per richiamare l’attenzione e giù una valanga di frasi tutte dominate dai colori biancorossi. Tutto rigorosamente infarcito di dialetto monzese con contaminazione del quartiere San Gerardo.

Monza tifosi in lutto: l’Angelo del Monza

Lo avevamo conosciuto al “Pollaio” come veniva definito il vecchio Sada dietro la stazione. Lo stadio del Monza glorioso sin oltre la fine degli anni Settanta. Lui erano già più di 20 anni che seguiva le partite della benamata squadra. Era un mito. In settimana factotum al campetto di allenamento, negli spogliatoi assieme ai compari Alessandro Meregalli, detto ‘Jair’ e Bruno Tibaldi, detto ‘Saint-Vincent’. Altre figure mitologiche. Metà uomini e metà tifosi. E da dietro la panchina che fu di Nils Liedholm, di Gigi Radice e per tutti gli anni Settanta gloriosi, ogni tanto spuntavano certi saracconi. Era lui che sottolineava vocalmente e in modo indelebile le azioni di gioco. Una sorta di allenatore in seconda. Angelo era così. Imprevedibile, incazzoso, tenero. Come quando la squadra di Alfredo Magni non fu promossa in serie A per un rigore. Non vi dico. Un autentico hooligan brianzolo con tanto di pancetta incorporata. Penso di avere sentito più insulti in quell’occasione che in tutta la mia vita. Quando era in rotta con la dirigenza non lo aveva certo mandato a dire. La sua esclusione per un po’ dagli spalti aveva fatto scalpore negli ambienti. Era stato richiamato a furor di popolo. Oddio è anche vero che gente come lui dove la trovavano che lavorava gratis facendo di tutto…

Monza tifosi in lutto: la vita dell’Angelo

Ottanta anni compiuti il 29 dicembre. Una vita in fabbrica. Alla Falck, non una qualunque. Stabilimento Vittoria, il più piccolo del complesso di acciaierie. Suo padre era il massaggiatore della squadra aziendale che militava in serie C. Al lavoro in bicicletta tutte le mattine. La sua prima partita della Pro Sesto. Militante del grande Torino. Le prime visite al “San Gregorio” alias Pollaio, alias Sada. Le fughe da casa per vedere il Monza. L’amicizia con Valentino Giambelli prima giocatore e poi presidentissimo del Monza calcio. Suo punto di riferimento sportivo. Non si occupava di politica, ma aveva un debole per la Democrazia Cristiana e il senatore Tarcisio Longoni a cui dava rigorosamente del lei per strada. Salvo poi impegolarsi in interminabili discussioni sull’orlo dei saracconi al bar dell’oratorio di San Gerardo.

Monza tifosi in lutto: un vero Angelo

C’era da pitturare qualcosa chi chiamavano? L’Angelo. C’era da sistemare gli spogliatoi e chi arrivava? Sempre lui. La neve copriva il campo e lui era là. Un tuttofare insomma. Ma è tempo di ricordi. E’ il 1979. Penultima giornata al Monza basterebbe pareggiare in casa. Al Sada c’è il Lecce. La squadra pugliese è tranquilla fuori da tutto. Al Monza basterebbe un pareggio per la serie A. Il Lecce inspiegabilmente passa in vantaggio. Capita. Noi ragazzi sulle tribune urlavamo tutti. Pazienza, c’è ancora tempo per recuperare perché il Lecce non sta giocando. I biancorossi hanno l’occasione per pareggiare con Massimo Silva. E’ fatta. Non ha mai sbagliato un rigore. Il tiro calciato dall’attaccante biancorosso viene parato. Il Pescara aggancia i brianzoli. Nello spareggio di Bologna gli abruzzesi hanno la meglio e qualche settimana dopo Silva si trasferisce al Pescara. L’aneddoto finisce qui perché chi come me e Scotti quella domenica era allo stadio, fu un miracolo non essere arrestato. Una delle pagine più “intense” della storia calcistica di Monza.

Monza tifosi in lutto quella volta al Brianteo

Sono molti gli aneddoti che mi legano a lui, ma uno ne ho scelto. Magari non è neanche il migliore. Una domenica di partita io in tribuna stampa e lui che passeggia nervosamente sotto con le spalle al campo. Non è contento di come i ragazzi stanno giocando. Incrocia il professor Dinelli, esimio primario del San Gerardo pure lui tifoso biancorosso. Ne nasce un siparietto comico con Angelo che riconoscendo l’autorità del luminare cerca di spiegargli in italiano seppur “contaminato” come mai sia così incazzato. E d’altro canto il professore che invece usa il linguaggio abituale di Scotti. Un’inversione di ruoli che mi aveva fatto sorridere. Come quella volta che era piombato in redazione lanciando la sua bicicletta per protestare per un articolo irriverente. Avevo dovuto promettergli una sorta di rettifica per calmarlo convinto, come ero, che se non lo avessi accontentato, mi sarebbe morto lì davanti. Ora è tardi. Sono triste. Al suo funerale ci sarò. Glielo devo. Se non altro per la simpatia che infondeva. Perché le bandiere e lui lo era, vanno onorate quando rappresentano una città. Di qualunque colore politico e tifo appartengano… E poi l’Angelo non è mica morto. E’ nel Paradiso dei tifosi a riordinare gli spogliatoi…

Marco Pirola

 

Commenti

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here