Monza: Tassa di soggiorno? La rivolta

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Dal prossimo 1° gennaio a Monza hotel, bed & breakfast, case per vacanze, ma anche ostellI o campeggi, faranno pagare ai propri ospiti che non siano residenti in città una tariffa aggiuntiva variabile da 0.50 a 2 euro per persona per notte. La decisione è stata presa dalla Giunta Scanagatti, con l’introduzione per la prima volta della cosiddetta imposta di soggiorno, espressione fino ad oggi evocativa più di località balneari o città d’arte piene di turisti. Una legge di un paio d’anni fa, infatti, consente a tutti i capoluoghi di provincia di dotarsi di questa specie di dazio finalizzato a sostenere l’attività e i servizi turistici. Il centrosinistra monzese pensa così di finanziare iniziative rivolte a migliorare l’attrattività della città, soprattutto in previsione dell’appuntamento di Expo 2015, che vede nella restauranda Villa Reale la propria sede di rappresentanza.

Tutto ciò nonostante la agguerrita contrarietà dell’opposizione di centrodestra, impegnata proprio in questi giorni a contrastare la relativa delibera in aula. Si denuncia il tentativo in realtà di introdurre un nuovo balzello che servirà a coprire spese che andrebbero finanziate con risorse ordinarie. E nonostante pure la forte perplessità della Provincia di Monza e Brianza, che per bocca dell’Assessore al Turismo Andrea Monti ha denunciato la decisione unilaterale del capoluogo, senza alcuna condivisione, e senza nessun piano complessivo di azioni nel settore del turismo. Nonostante infine il parere contrario di tutti gli operatori monzesi del settore ricettivo-alberghiero, dai piccoli ai più grandi e rinomati, che si vedono in prospettiva indeboliti rispetto al resto dell’hinterland (Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Vimercate, Concorezzo), dove la tassa non esiste, e costretti ad organizzarsi in poche settimane per fare, con l’inizio dell’anno nuovo, i gabellieri per conto del Comune. Ad essere penalizzato sarebbe in particolare il settore del turismo business che da sempre rappresenta la fetta più consistente di clientela cittadina.

Al riguardo c’è un piccolo giallo: il presidente dimissionario di Confcommercio, il re dei vini Giuseppe Meregalli, dopo i rapporti assai tesi con la precedente Amministrazione guidata da Marco Mariani, aveva fin dall’inizio mostrato un grande feeling con il “nuovo corso” del governo di Roberto Scanagatti, lodandone in particolare proprio la scelta di non introdurre l’imposta di soggiorno. A pochi mesi dalla lode… la doccia fredda della smentita nei fatti. C’è chi vede nell’imbarazzo per lo smacco subito proprio uno dei motivi dell’abbandono prematuro ai vertici dell’associazione di categoria. E in questa fase di transizione i rappresentanti della categoria, negli incontri avuti col Comune, si sarebbero mossi in maniera timida e incerta, mollando il colpo e cedendo quasi senza resistenza. 

Chi ne ha approfittato è appunto la Giunta monzese, che in poche settimane riuscirà a introdurre un nuovo balzello, costato altrove mesi e mesi di trattative estenuanti. Il gettito previsto è stimato sui 150 mila euro, spalmati sulle circa centomila presenze annue nelle strutture cittadine, destinati a finalità sulle quali da Palazzo per ora vige il più stretto riserbo.

Simone Villa 

Consigliere comunale Lega Nord

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