Monza storia di Natale con sequestro e lieto fine

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L’Odissea di Sam, il marocchino malato di cancro trasportato dal fratello a Tunisi per morire

Monza storia di Natale a lieto fine. E questo potrebbe essere quasi banale pure di questi tempi dove tutti sono più buoni anche solo all’apparenza. Per Sam si erano mobilitati in tanti. Dal console del Marocco che a tempo di record era riuscito a fare un passaporto. Dall’ospedale San Gerardo che lo aveva curato in questi ultimi tre mesi. Ma soprattutto loro. I volontari della Croce Rossa di Monza. Con Orazio Nelson (il presidente) e quel carro armato che risponde al nome di Mirella Riva. Figuriamoci se quest’ultima, giunta ad un passo dalla meta, rinunciava così facilmente. E così è stato con tanto di sequestro all’aeroporto e una valanga di accuse pretestuose nei suoi confronti con il solo scopo di fare ritornare su suoi passi e riportarsi indietro Sam la cui mamma è di origine tunisina e il fratello lavora laggiù.

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Storia di Natale: Sam

Marocchino, senzatetto, senza documenti, senza speranza e ancor meno futuro. Un barbone insomma. però non di quelli felici cantati da Enzo Jannacci nelle sue canzoni. Invisibile perché non dava, dà e darà fastidio. La scelta della strada come unica alternativa possibile. Il ponte di San Rocco periferia un tempo operaia di Monza, come casa. Vista depuratore qualche topo (tanti) come compagino di interminabili notti. Sam é innocuo. Lo conoscono tutti da quelle parti. Una scatoletta di tonno, qualche vestito che ha visto tempi migliori, le visite regolari della Croce Rossa di Monza. Piove, la baracca di lamiera e cartone sparisce sotto il peso dell’acqua e lui si sposta in un androne del palazzo vicino. Per poi riprendere la sua posizione una volta terminata la bufera. Così per anni. Troppi. Sam non può andare avanti molto così. Il tè caldo dei volontari, un pasto caldo del presidente della Croce Rossa sottratto al suo ristorante. Ed infatti tra un morso di un topo, il ricovero per qualche accidenti, gli viene diagnosticato il cancro. Visite, ricoveri, medicine un Calvario già visto troppe volte. Un salto verso il basso con una fine già segnata.

 

Monza storia di Natale: l’Odissea a Tunisi parte prima

Da mesi Sam, il senza tetto che tutti al quartiere San Rocco conoscono da 30 anni, aveva espresso un desiderio. Malato di cancro voleva morire con il fratello in Tunisia dove lavora. La Croce Rossa si era mobilitata ed era riuscita nell’intento di raccogliere i fondi necessari. Ma a volte i soldi non sono tutti. Giovedì 30 novembre a Monza è perà tutto pronto. Sam ha avuto a tempo di record il passaporto marocchino grazie ai buoni uffici del console che si è fatto in quattro. I sanitari del San Gerardo hanno preparato Sam per il viaggio. Due scatoloni di medicine per i prossimi tre mesi. Un po’ di soldi, vestiti, un trolley. E poi il “doberman” Mirella con tutte le carte e documenti in mano. prenotazione di una camera d’albergo compresa. Volo fissato per 1 dicembre con compagnia aerea avvisata e tutte le precauzioni per il trasporto di un malato.

Monza storia di Natale: l’Odissea a Tunisi parte seconda

Tutto tranquillo sino all’arrivo a Tunisi. Come Mirella in divisa da crocerossina e Sam scendono dall’aereo un gruppo di poliziotti l’aspettano. Sequestro dei passaporti, bagaglio e i due vengono “confinati” in una stanza ad aspettare senza avere possibilità di comunicare con l’esterno. Niente da fare nemmeno per la lettera d’accompagnamento dei medici italiani in cui si certificava che Sam non era infetto. Dopo 4 ore i poliziotti si inventano che il passaporto fresco di stampa è falso e che Mirella ha commesso un reato. Non solo, ma l’obiettivo del viaggio è di scaricare sul sistema nazionale tunisino il “peso” dell’assistenza di Sam. I poliziotti continuano a chiedere spiegazioni. Fuori il fratello di Sam che lavora ed abita a Tunisi e pure lui chiede spiegazioni. Niente da fare. Nemmeno l’intervento del datore di lavoro, un ricco uomo d’affari che garantisce per tutti riesce a sbloccare la situazione.

Monza storia di Natale: il lieto fine

Alle 17,30 dopo ore arriva il capo della polizia tunisina. Mirella a stento riesce a mantenere la calma. L’ambasciata italiana chiude il venerdì e sino a lunedì zero. Nessun aiuto possibile. Mirella freme perché in giornata ha l’aereo che la deve riportare indietro. Ribatte a tutte le richieste delle autorità. Del resto non c’è nulla da nascondere. Si tratta solo di esaudire l’ultimo desiderio di un uomo malato. Ma a Tunisi sono irremovibili. “Sam è entrato con un artifizio nel loro Paese perché l’Italia vuole liberarsi di un peso”. Mirella infine con colpo di italico genio riesce a sbloccare la situazione. La scusa corre sul filo del rasoio. E poi i poliziotti tunisini sono sfiancati da quella furia umana con la divisai della Croce Rossa che senza urlare e senza parlare una sola parola della loro lingua si fa capire benissimo. Il trucco funziona. Sam può riabbracciare il fratello. Le medicine consegnate. Tutto sembra andare per il meglio dopo il “sequestro”.

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Monza storia di Natale: il ritorno

Come in una telenovela il finale non è poi così scontato. Se Sam può restare Mirella rischia di perdere l’aereo del ritorno. E’ in una stanza guardata a vista senza documenti e senza bagaglio. Rimane ancora per un tempo indefinito. Poi l’accompagnano all’imbarco esattamente un minuto prima che chiudesse. Una sorta di “avvertimento”. Mirella non si scompone. Sorride. Saluta Sam dalla vetrata. Forse lo vedrà per l’ultima volta. Missione compiuta. E chissenefrega se ha rischiato grosso. E’ natale anche a Tunisi…

Marco Pirola

 

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