Monza se la politica di maggioranza a volte è come il confetto Falqui: basta la parola…

monza se piazza carducci

Monza se, sei, anzi 18. Tanti quanti sono gli alberi di piazza Carducci. Così tanto per inquadrare cosa scriveremo poco più avanti. E poi il titolo andrebbe corretto..non tanto nel prodotto farmaceutico richiamato, ma nella parte finale dello slogan. Più che la parola infatti per il Pd monzese basta il pensiero. Uno spauracchio. Quello dei Verdi inteso come partito politico. Uno sparuto gruppetto di persone sulla scena monzese, anche politica, da decenni. Residuati bellici di antiche e condivisibili battaglie capaci però di mettere paura ad uno come il “conte Egidio”. Al secolo Longoni, sulla carta vicesindaco, nella realtà gran visir di Monza a tutti gli effetti. Uomo politico abituato a “lavorare di coltello” come il personaggio di manzoniana memoria. Soprattutto quando si parla di politica. E quella degli alberi di piazza Carducci è una questione politica.

Monza se me lo dicevi prima e lo avevano detto

La giunta “rossa” di Monza decide la sistemazione della centralissima piazza Carducci. Bene, brava, plauso. Ma come quasi tutte le storie monzesi c’è sempre una coda. Gli alberi. Quei due filari da otto piante. Un anno fa un agronomo stimatissimo come Ambrogio Cantù, non certo un fascistone nostalgico, aveva compiuto una perizia su 9 delle 16 piante. Il verdetto era stato quasi impietoso. Un terzo di quelle controllate, andavano abbattute perchè il tronco era ormai compromesso. Non bisogna essere di certo Renzo Piano per capire che quegli alberi non c’entrano nulla con la piazza a ridosso del Comune. Nell’Ottocento (periodo di maggior splendore di Monza) non c’erano nemmeno. Furono messe a dimora nel 1939 in piena epoca fascista. La giunta guidata dal Pd dopo il responso prende tempo. Certo è d’accordo con i lavori (ci mancherebbe…) ma le piante non si debbono toccare. Per cui viene dato un incarico allo studio specializzato “Canepa” di Milano per “ulteriori approfondimenti”. Prudenza? Interesse storico? No, calcolo politico. Non bisogna stuzzicare troppo i Verdi. Casomai venga loro in mente di legarsi al fusto come fecero nel 1994 per le robinie dell’autodromo. Piante poi spostate con costi enormi e morte nel giro di un anno.

Il verdetto

Il lavoro dello studio incaricato porta esattamente alle conclusioni di un anno prima del “povero” Cantù. Rimane sempre il problema dei Verdi già sul piede di guerra per le centinaia di alberi triturati dal maltempo a luglio e abbattuti. Ed ecco che il “conte Egidio” tira fuori dal fodero il suo “coltello” che sa di trovata che pagheremo tutti noi. Longoni, nelle sue funzioni di “badante” dell’assessore competente per gli alberi l'”immarcescibile” Giada Turato, una che non dice mai nulla, ma lo dice benissimo, chiede allo studio Canepa di fare di tutto per salvare gli alberi. Verdetto: dieci mila euro per consolidare il tronco ad essenza. Altri mille all’anno per tenere monitorata la piazza dal punto di vista arboreo. Soldi buttati perchè le piante perchè l’accanimento terapeutico sulle piante è destinato a fallire. Una spesa che serve alla giunta per non inimicarsi i Verdi appunto. Una motivazione politica di cui i consiglieri della stessa maggioranza sono stati tenuti all’oscuro. Figuriamoci quelli dell’opposizione che sono un po’ come la Gallia di Cesare: tota divisa est.

marco pirola

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