Monza, San Gerardo: la dialisi è on line. Un sistema unico in Italia di teledialisi domiciliare che permette non soltanto ai pazienti di gestire il trattamento da casa, ma anche di ricevere in tempo reale indicazioni e terapie dal personale medico. È stato presentato questa mattina e dopodomani approderà al Congresso nazionale della Società italiana di Nefrologia, che si terrà a Catania, il nuovo progetto promosso dall’ospedale cittadino. Progetto d’eccellenza che vede Monza capofila di una vera e propria “rivoluzione” nei trattamenti dialitici: “Questo progetto – ha spiegato Simonetta Betellini, direttore generale del San Gerardo – è il primo in Italia ed è il risultato del lavoro di un gruppo di professionisti d’eccellenza. Si inserisce in una tradizione quarantennale di cura che oggi siamo disponibili a trasferire a tutte le strutture sanitarie interessate”. Tutto ruota attorno a due elementi: il macchinario realizzato dalla Fresenius Medical Care (multinazionale attiva in 150 Paesi con 209mila dipendenti nel 2014), e lo staff medico guidato dal professor Andrea Stella, direttore della Struttura complessa di Nefrologia. Per quanto riguarda il primo elemento, si tratta di una macchina da dialisi dotata di sistema informatico di assistenza e controllo remoto (Therapy Data Management System) che, attraverso una normale connessione internet, collega il domicilio del paziente all’ospedale.
Qui entra in campo il secondo elemento, ossia il team medico – infermieristico al quale secondo dopo secondo giungono informazioni sul funzionamento del rene artificiale, permettendo al personale medico di rilevare in tempo reale eventuali anomalie nei parametri misurati, ma anche di intervenire inviando messaggi al paziente tramite un apposito display. Una differenza notevole rispetto ai precedenti modelli di dializzazione, tuttora in funzione, che non permettono un controllo così capillare e che dipendono ancora dal telefono (con una linea dedicata) per aggiornamenti e scambi informativi tra paziente e medico. I numeri della dialisi, del resto, lasciano immaginare per il futuro un’espansione di questo sistema: secondo i dati del Registro italiano dialisi – aggiornati al 2010 – in Italia sarebbero circa 50mila i pazienti dializzati, di cui 9mila in Lombardia e 900 nella sola Provincia di Monza e Brianza. Il nuovo sistema è attualmente in fase sperimentale da circa 6 mesi, ma solo nell’ultimo mese è stato installato nell’abitazione di due pazienti dializzati. I risultati, come hanno spiegato Maria Rosa Viganò, direttore di Struttura semplice di dialisi e il nefrologo Paolo Fabbrini, sono stati molto positivi, tanto appunto da ipotizzare una copertura sempre più estesa. A favore giocano alcuni elementi come l’assenza di particolari requisiti fisici come, ad esempio, i limiti di età. Per converso è necessaria la presenza di un partner (famigliare o badante) in grado di assistere il paziente a domicilio. Prima di poter accedere al trattamento, infatti, è necessario per dializzato e partner seguire un breve corso di formazione affinché tutto proceda in completa sicurezza. La copertura medica è totale: il dializzato può essere seguito da medici e infermieri sia di giorno sia di notte. Sotto il profilo economico, il nuovo macchinario si aggira attorno ai 15/20mila euro di valore, un costo che tuttavia verrebbe, secondo le stime, parzialmente compensato dai mancati costi: personale, trasporti e diarie che in Lombardia toccano quota 184 euro per la dialisi in ospedale. “Siamo davanti ad una nuova frontiera – il commento di Eugenio Vignati, direttore sanitario del San Gerardo – e credo che da qui emerga con forza il ruolo dell’ospedale di Monza”. Punto di partenza e non punto d’arrivo per il professor Stella: “La scopo – ha spiegato – è di migliorare in continuazione e ciò è possibile anche in questo settore. Non parliamo di una tecnologia fine a se stessa, ma della possibilità del paziente di curarsi a domicilio attraverso una tecnica sofisticata. Se il paziente ha la possibilità di farsi la ialini a casa è meglio, anche dal punto di vista strettamente medico, abbattendo i rischi di infezioni. Inoltre – ha concluso – questa diventa una terapia più personalizzata, non soltanto in termini farmacologici, ma anche tecnologici”.