Delusa dalla gestione è in arrivo il siluro Aci sulla Sias

Per renderla con una battuta: un vero shampoo. Quello fatto sabato a Monza, alla vigilia del Gran Premio d’Italia di Formula 1, dal romano Angelo Sticchi Damiani (patron dell’Automobile club d’Italia) ai vertici Sias di Monza. Non si è trattato di un semplice buffetto sulla guancia, ma una vera e propria lavata di capo. Del resto erano mesi che anche all’interno di Aci Milano i malumori sulla gestione dell’autodromo di Monza crescevano in maniera esponenziale man mano che le trattative con Bernie Ecclestone si avvicinavano alla fase conclusiva. Quella più delicata. Nel mirino di Aci Italia, Andrea Dell’Orto responsabile della Sias, la società che in gestione per conto dell’Automobil club l’autodromo di Monza e il direttore generale Francesco Ferri nominato proprio da Dell’Orto un anno fa. I due, per tutta la durata del Gran Premio, sono stati “commissariati” dai vertici Aci e da quelli del Coni che li hanno considerati poco più che comparse “purtroppo necessarie” nelle trattative con Bernie Ecclestone. Un malcontento sulla gestione non solo dell’autodromo di questo anno seguito alle elezioni interne, ma anche nei rapporti con il patron della Formula 1 irremovibile sulla richiesta di 25 milioni di dollari per continuare a far vivere Monza. Domenica a Monza poi, poco prima dell’inizio del Gran Premio, negli incontri importanti (quelli in cui si è discusso di soldi e strategie) con Sergio Marchionne, il presidente del Consiglio Matteo Renzi (arrivato per intercessione di Sticchi Damiani) e lo stesso Ecclestone, i due sono stati tagliati fuori. Messi in un angolo e tirati fuori solo per questione di cortesia istituzionale. A condurre le “danze” delle trattative, Angelo Sticchi Damiani e Giovanni Malagò presidente del Coni. Prima con Ecclestone, poi con Sergio Marchionne che ha ribadito la contrarietà a portare la Formula 1 al Mugello per via dei costi e infine con Renzi, l’unico in grado di trovare gran parte dei soldi che Ecclestone chiede. Ha ragione il governatore della Lombardia Roberto Maroni nel dire che si è ad un passo dalla firma. Ma i giochi di potere per il dopo sono già iniziati. E Dell’Orto e Ferri hanno deluso.
Soprattutto quest’ultimo che sarà l’agnello sacrificale una volta firmato il contratto. Poi sarà la volta di Dell’Orto per i primi momenti tenuto in una teca di cristallo e limitare la figuraccia fatta. Del resto i malumori in Brianza per la gestione “casalinga” dell’autodromo hanno superato da tempo i decibel dei rumors e sono stati congelati solo perché il contratto non è stato ancora firmato. Consulenze distribuite a piene mani agli amici e amiche, tolte, ridate, bandi di gara che han lasciato più di una perplessità, cacciata di dirigenti storici e apertura di cause davanti al giudice, manifestazioni programmate che non hanno riscosso il successo sperato, rapporti con la politica ondivaghi. Del resto Dell’Orto e Ferri in autodromo hanno fatto dei siluri in questo anno proprio la loro arma di punta. Ma a volte i siluri sono come i boomerang. Tornano indietro.
Marco Pirola