I detenuti protagonisti di una serata rap. Il sogno? Realizzare uno studio di registrazione in carcere
Monza: Rime in libertà, sul palco i rapper di via Sanquirico. Una serata divertente e fuori dall’ordinario quella che si è svolta ieri (sabato 9 luglio per chi legge, nda) all’Arci Scuotivento di via Montegrappa, a Monza. A tenere banco sono stati i detenuti del carcere cittadino che hanno partecipato al progetto “Parole oltre i muri” sostenuto da Fondazione della Comunità di Monza e della Brianza con il Centro servizio per il volontariato MB. I rapper – Mario Mof, Manna, Giacomo, Patrice e Kiave – si sono alternati sotto le luci della ribalta in perfetto stile metropolitano. Storie di vita vissuta, di disagio e rabbia, ma non solo. Anche di nuovi percorsi come quello offerto dalla musica.
I detenuti che si sono esibiti hanno partecipato durante l’anno al corso di rap tenuto dal rapper Mirko Kiave, presente ieri sul palco. Si tratta in realtà del terzo anno in cui la cultura hip hop varca i muri di via Sanquirico. L’edizione 2016 ha visto anche la partecipazione del rapper Musteeno all’interno della biblioteca del carcere. Alla serata erano presenti anche le famiglie che hanno partecipato alla cena che ha preceduto lo spettacolo. Una cena, anche questa del tutto speciale perché in tavola è stata servita la pasta fresca e altri prodotti provenienti dal laboratorio della casa circondariale.
La serata è stata preceduta, inoltre, nel pomeriggio da un laboratorio di graffiti le cui realizzazioni sono state messe in vendita con l‘obiettivo di raccogliere fondi per allestire uno studio di registrazione all’interno del carcere. Il progetto “Oltre i muri” ha visto lo scorso 29 giugno anche un altro evento dedicato invece a cinema e letteratura con i due gruppi che hanno partecipato al corso di scrittura creativa tenuto da Alessandro Mari e al cineforum curato da alcuni volontari. L’obiettivo è infatti quello di creare cultura ad ampio raggio e offrire non solo ai detenuti nuove prospettive, ma soprattutto ai cittadini gli strumenti per andare oltre i luoghi comuni. Tra gli organizzatori dell’evento c’è, infatti, anche l’associazione “Perché il razzismo è una brutta storia” che dal 2011 opera nella sensibilizzazione contro le discriminazioni con iniziative culturali e progetti didattici nelle scuole, biblioteche, librerie e carceri.