Monza ricatto a luci rosse sui Social, nove arrestati

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La minaccia: paga o pubblichiamo le tue immagini e video ‘hard’ sui social network

Monza ricatto a luci rosse tra Busnago, Vimercate e Lesmo. Il Tribunale di Monza ha mandato in galera nove giovani. Costoro obbligavano le loro vittime a versare somme ingenti di denaro. Dietro la minaccia di pubblicare foto hard sul web. Gli arresti sono stati eseguito dai carabinieri della compagnia di Zogno. I nove sono ritenuti gravemente indiziati di almeno tre gravi. E reiterati episodi di estorsione commessi ai danni di altrettante vittime in diversi comuni della provincia di Monza e Brianza.

Monza ricatto a luci rosse

I nove finiti dietro le sbarre facevano parte di una banda. Dal mese di febbraio al mese di maggio 2019, hanno pianificato “con meticolosità criminale” in almeno due occasioni delle estorsioni a sfondo sessuale nei confronti di uomini. Adescati appositamente in chat erotiche. Il reato consisteva nel minacciare, la pubblicazione delle videoriprese degli incontri tra le vittime e le ‘esche’ indottrinate per fingersi minorenni. Sfruttando le conseguenze, che evidentemente avevano l’intento di provocare gravi ricadute in ambito familiare e sociale a seguito della pubblicazione delle immagini dell’incontro omosessuale. Le vittime non hanno sporto denuncia per quanto accadeva ai loro danni. Ossessionate dalle conseguenze giuridiche che avrebbero, ingiustificatamente, dovuto affrontare. Secondo le minacce proferite, queste immagini ‘hard’ sarebbero state pubblicate (tramite manifesti e nei social media) se le stesse vittime non avessero soddisfatto le richieste economiche del gruppo criminale.

Monza ricatto a luci rosse corre sul Web

La richiesta di denaro veniva accompagnata da continue minacce di gravi conseguenze personali e giudiziarie. Gli indagati millantavano infatti conoscenze in ambito sia delle Forze di Polizia che della criminalità organizzata. Le minacce venivano compiute oltre che telefonicamente anche di persona dagli stessi aguzzini presso le abitazioni delle vittime. Minacce sempre crescenti e moleste tanto da obbligare le persone offese a consegnare somme complessive, tra contanti e assegni bancari, per oltre 16mila euro.

La patente farlocca

Come si legge nell’Ordinanza il gruppo ha mostrato una notevole capacità di adattamento dinamico alle opportunità di guadagno che si potevano presentare nel tempo. Di fatto, uno dei reati contestati ha avuto come vittima una donna. Quest’ultima, aveva commesso l’errore di affidarsi ai 9 per procurare fraudolentemente la patente di guida per il proprio figlio. La banda aveva ostentato conoscenze nella criminalità organizzata napoletana, convincendo la donna a consegnare denaro al fine di fornire il documento richiesto tramite canali illegali. La situazione ben presto si è tramutata in un crescendo di minacce anche di morte. Sia nei confronti della vittima che del figlio, spingendo la donna terrorizzata a versare nelle tasche dei delinquenti una cifra superiore agli 80mila euro.

I trucchi per non essere scoperti

Gli indagati, al fine di rendere difficile l’identificazione, utilizzavano sistemi di messaggistica telefonica non convenzionale. Si spostavano su veicoli di proprietà di persone estranee alla vicenda. Le accortezze adottate, tuttavia, non hanno evitato che i militari dell’Arma si mettessero sulle loro tracce, partendo dalle testimonianze delle vittime.

Le indagini dei carabinieri

La ricostruzione dell’organigramma del gruppo criminale è stata resa possibile dall’approfondita analisi dei sistemi di videosorveglianza dei luoghi di ritrovo. Dall’intercettazione di conversazioni ambientali e dallo studio del traffico telefonico tra gli indagati.

Marco Pirola

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