Il Nucleo tutela patrimonio artistico di Monza prende in consegna un quadro del Canaletto dalla Polizia Svizzera
Un quadro famoso, una bega legale infinita, una storia di un sequestro durato anni e ieri la consegna nelle mani dei carabinieri. E pure qualche dubbio sull’autenticità. Ma non fa nulla il lieto fine in questo caso c’è stato.
QUADRO RECUPERATO – Passaggio di mano, al “Centro di cooperazione doganale”, per il quadro sequestrato nel maggio 2010 e risultato essere oggetto di appropriazione indebita datata 2005. Dissequestro a favore del legittimo proprietario, che dunque potrà tornare a godersi la veduta della Venezia di tre secoli or sono. Anche se si fatica un po’ a credere che quello sia un Canaletto autentico, cioè di pura mano di Giovanni Antonio Canal da Venezia che nel pieno ‘700 dipingeva in modo tale che le immagini ci appaiono ancor oggi come fotografie. Nella migliore delle ipotesi si tratta di un lavoro “di scuola”, realizzato da qualche allievo, per quanto la veduta sia quella del Canal grande a Venezia. Sta di fatto che l’opera si trovava in Canton Ticino in modo illegale, che dietro ad essa ci fu una storiaccia e che, alla fine dei conti, il legittimo proprietario aveva ogni facoltà di rivendicarla.

QUADRO STORY – Coraggio e perseveranza sono stati premiati. Undici anni, in fondo, che sono? Gli agenti della Polcantonale Svizzera hanno “spacchettato”il dipinto e, a quel “Check-point Charlie” che corrisponde al “Centro di cooperazione di polizia e doganale” in Chiasso, hanno affidato cornice e contenuto ai colleghi dell’Arma dei Carabinieri in servizio al Nucleo tutela patrimonio culturale in Monza. La notizia starebbe tutta qua, se l’opera fosse stata intercettata l’altr’ieri. Ed invece no, alle spalle c’è una storiaccia da truffa. Del 2005 l’appropriazione indebita. Del 2010 il sequestro nel quadro di una domanda di assistenza giudiziaria internazionale a carico di vari soggetti, e l’elenco degli addebiti viaggiava sulle tre cartelle fitte fitte, trattandosi di associazione per delinquere, truffa, ricettazione e riciclaggio. Le stesse persone risultarono sospettate di aver commesso reati anche in Svizzera, sicché una procedura autonoma venne aperta dal ministero pubblico del Canton Ticino. Le indagini condussero ai magazzini di uno spedizioniere di Chiasso e ad un’abitazione secondaria a Maroggia. Insieme con il presunto Canaletto finirono sotto sigilli opere attribuite ad artisti come Pablo Picasso, Dominikos Theotokòpoulos detto “el Greco”, Jacopo Robusti detto “il Tintoretto”, Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec, Francisco José de Goya y Lucientes ed altri ancora.
Tutto sqequestrato, in attesa di evoluzioni, per anni. “Accertato come il dipinto fosse oggetto di una appropriazione illecita e cresciute in giudicato le varie sentenze delle autorità italiane e svizzere”, il dissequestro del Canaletto, vero o presunto che sia.