Monza, morto don Peppino il sacerdote delle nuove chiese

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Monza, morto don Peppino il sacerdote delle nuove chiese. Dire che sia morto un sacerdote di 90 anni è alquanto riduttivo. Don Peppino non era un prete qualunque. Chi è di Monza e con una certa età, lo sa benissimo. Per anni è stato il “braccio armato” della Curia milanese nella ricerca di denaro per costruire nuove chiese. Ex parroco di San Giuseppe, don Peppino, monsignor Arosio, ha segnato un’epoca.

IL PERSONAGGIO – Più che discepolo della parola del Signore era il signore della parola. Tutto fuorché  discepolo. Nel senso passivo del termine. Anzi. Quando c’era da reperire fondi per la realizzazione di una nuova chiesa, era più simile a quei broker finanziari di Wall Street che ad un francescano con il saio. Del resto per “mungere” o meglio convincere i ricchi di Monza e dintorni ad allargare i cordoni della borsa, non poteva che essere diversamente. Bisognava essere come loro. Ragionare meglio di loro. Don Peppino ha cominciato così. E così ce lo ricordiamo quando entusiasta metteva in piedi dal nulla le parrocchie. Ma anche la mente va quando a bordo di un auto di grossa cilindrata con targa Vaticano sfrecciava diretto in Svizzera. Sopra, con lui, i “peccatori” industriali e costruttori di Monza che al ritorno dalla “penitenza” svizzera erano alquanto munifici con la comunità ecclesiale. Pastore di “anime ricche” cui confessava i peccati veniali per dare alle anime povere. Magari solo di spirito, ma sempre di pecorelle del Signore si trattava. E chi poteva dire di no a qual prete dalla parlantina facile e dalle capacità straordinarie di convincere la gente a firmare assegni milionari. Ci ricordiamo pure il suo super attico-ufficio in piazza San Babila a Milano, ma anche la stanzetta di Cederna dove ha alloggiato per un po’ e dove ha terminato la sua vita terrena. Contraddizioni che don Peppino utilizzava non per fini propri, ma per la missione cui si era votato: le nuove chiese appunto.

LA VITA – Nato a Monza nel 1925, Giuseppe Arosio viene ordinato sacerdote il 22 maggio 1948. In quello stesso anno iniziò il suo ministero come viceparroco. Nel 1961 diventa parroco nella nuova parrocchia di San Giuseppe a Monza, zona periferica, dove non c’era nulla. Nemmeno i fedeli. Fu lì che ha maturato la sua passione per l’architettura e gli architetti. Per il bello insomma. Dalla piccola parrocchia senza nulla all’Europa dell’arte dei grossi nomi. Nel 1984 il cardinale Carlo Maria Martini ricostituì l’ufficio  nuove chiese della curia di Milano, monsignor Arosio venne nominato responsabile per la costruzione di nuovi complessi parrocchiali per la diocesi di Milano. Cinquanta chiese in 15 anni. Se non ci voleva genio ed estro per trovare i soldi, non so che dirvi. Alla sua “corte” Dahinden per Varese, Caccia Dominioni, Botta, Canella, Belgiojoso, D’Ardia, Isola, Galantino, Gregotti e molti altri che hanno contribuito alla riqualificazione delle periferie milanesi. Architetti a tante cifre sulla cui parcella do Peppino trattava come se fosse un capitano d’industria. E con i soldi risparmiati costruiva un’altra chiesa. La sua ultima creatura è la realizzazione della nuova chiesa all’interno dell’ospedale San Gerardo di Monza.

I FUNERALI – La camera ardente sarà nella chiesa di San Francesco in via Cederna. La salma sarà accolta presso la parrocchia San Giuseppe venerdì alle ore 9 e sarà custodita nella “sua chiesa” per la preghiera fino alle ore 14.30. I funerali si svolgeranno venerdì alle 15.30, nel duomo di Monza.

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