Da tempo malato era stato assessore portò Cicciolina a Monza
Monza morto Bognani, Libero di nome ed ora anche di fatto. Come piaceva a lui. Come lo è sempre stato, fondamentalmente. E qui inizia il mio problema. Perché parlare del personaggio, della sua vita, delle sue incazzature si va oltre il vissuto anche mio personale. Si dovrebbe sconfinare nell’illegalità. O meglio oltre quella linea sottile “bordeline” della legge, della creatività, delle “balle” raccontate, dell’estro politico chiamate come volete, che lui interpretava sempre a suo vantaggio, dimostrando genio e sregolatezza. A Monza è stato nel bene e nel male un personaggio. Di altri tempi neanche tanto lontani. Riuscendo anche in qualche colpo “gobbo” che ha fatto dannare più di un politico. Come nel 2002 quando candidò Cicciolina a Monza facendo perdere il centrodestra. L’ultima raffica l’ha sparata un paio di mesi fa riuscendo a far eleggere in Consiglio comunale un parente nelle fila della maggioranza.
Monza morto Bognani: il personaggio
Un personaggio degno di essere protagonista al pari di Tognazzi nel film Amici Miei. Senza dubbio. Non posso esaurire in un maledetto articolo le centinaia di aneddoti sul suo conto di cui sono a conoscenza. Cercherò scovando nella memoria di onorarlo al meglio. Ultimamente ci avevo litigato perché era impossibile non farlo con il suo carattere scontroso, ma ogni tanto riaffiorava dalla memoria qualche episodio che mi faceva sorridere. Dei tempi passati negli anni Ottanta in cui era potentissimo assessore al Patrimonio del Comune di Monza per i Socialdemocratici. Di quelli meno passati in cui è stato latitante per una vicenda giudiziaria. Di quelli recenti con lui a braccetto di Cicciolina in città. Oppure cacciatore di preferenze per qualche candidato che lo aveva assoldato.
Monza morto Bognani: anni Ottanta
Che volete pensare di uno che è riuscito con genio e un semplice trucco a raggirare le Poste per qualche miliardo di lire? Che sia diventato ricco sfondato nei mari del Sud. Forse. No, lui si spese tutti i soldi nel giro di un anno, raccontava. Al Casinò di Chamonix. Lo cercavano in Sudamerica, ai Tropici. No, non era lontano dall’Italia. Era a pochi chilometri dalla frontiera e giocare alla roulette. E i particolari che ogni volta aggiungeva nei suoi racconti erano degni di finire in un romanzo. Finiti i soldi, quasi subito, era rimasto laggiù e si manteneva come guardiano dei bari che sapeva riconoscere a colpo d’occhio essendo lui stesso un “barone” di prima categoria. Anzi aveva avuto il tempo di perfezionare il sistema per “far girare la baleta” nel senso voluto. Per vincere al casinò insomma. Una serie di numeri a cui però ne mancava sempre uno per cui non vinceva mai. Chiusa la sua vicenda giudiziaria con una condanna, era rientrato in Italia.
Monza morto Bognani: anni Novanta
Dopo aver perso tutto il denaro si era inventato una società di intermediazione. Viaggiava con auto blu e autista. Telefonino ed un ufficio dalle parti di piazzale Corvetto a Milano che avrebbe fatto impallidire anche Bettino Craxi. Niente. La sfida e il demone del gioco lo perseguitava. Il sistema messo a punto durante la latitanza stentava a decollare. Le perdite sempre superiori alle vincite. Oddio qualche volta la pallina girava per il verso giusto ed allora era grande festa con ostriche e champagne. Alla grande per riscattare un’infanzia non proprio di agio, ma decorosa.
Monza morto Bognani: quella volta con Cicciolina
Anno 2002, la rivincita di Bognani. Libero riappare improvvisamente sulla scena politica monzese con un’atomica in mano. Modello pazzo coreano. Per le elezioni comunali di quell’anno la vittoria del centrodestra non è nemmeno quotata dai bookmakers tanto è sicura. Lui mi chiama qualche giorno prima del botto. “Marco, tra due giorni faccio un colpo dei miei”. E giù a raccontare. Aveva convinto Ilona Staller in arte Cicciolina a candidassi a Monza come atto di protesta contro il candidato di Lega, An e Forza Italia. Una chiara provocazione. Cicciolina non avrebbe mai vinto, ma avrebbe potuto portare via i voti degli elettori di centrodestra. Di protesta. Cicciolina ottenne oltre 1.300 voti al primo turno, Roberto Radice sfiorò la vittoria per soli 740 voti in meno. Poi perse al secondo quando i suoi elettori disertarono in massa le urne. Quei giorni memorabili di campagna elettorale furono indimenticabili. Su come sia riuscito a raccogliere ed autenticare le firme per partecipare alle elezioni rimane un mistero anche ora. Anche perché la maggior parte dei sottoscrittori di quella lista era residente da tempo in via Foscolo a Monza. Al cimitero. Bognani era un guitto, un folletto riuscì a castigare la parte politica con cui aveva rotto. Come quella volta che raccolse 500 tessere da “donare” alla rinata Democrazia Cristiana di Sandri che a suo dire aveva la titolarità del marchio dello scudo crociato.
Monza morto Bognani: Il farfallino
Libero era un “mercenario” della politica. Il re delle preferenze. Aveva un pacchetto di fedelissimi che era in grado di dirottare su qualunque candidato. I signori delle tessere e della politica lo sapevano e più di uno si era avvalso delle sue capacità di convincimento. Chiamiamole così. Consiglieri regionali, assessori, semplici rappresentanti in circoscrizione. Una sera si presentò in aula a Consiglio comunale iniziato. Spalancò la porta con decisione, irruppe sui banchi della maggioranza ed afferrò il presidente del consiglio per il farfallino reclamando il pagamento di una non meglio precisata somma ed ancor meno giustificata. Libero era così. Come quella volta che organizzò una manifestazione di protesta con due pullman sotto le finestre di un candidato che non voleva pagare i suoi rappresentanti di lista. Il trucco che usava per aggirare la legge. Panino, acqua e 50 euro a testa per essere ai seggi. Molti nemmeno ci andavano, ma votavano e facevano votare…

Monza morto Bognani: aneddoti
Una vita sregolata, bordeline, appunto, che faceva a pugni con la salute. Nonostante i guai fisici la mente funzionava benissimo. Un paio di anni fa si era inventato un giornale la Tribuna, una sorta di foglietto modello l’attuale sito web Dagospia. Si divertiva. Si era inventato pure l’importazione di una marca di sigarette fatta in Romania in una fabbrica di laggiù e manco a farla apposta il nome della sigaretta era “Libero”. Problemi di marchio, di tasse, di autorizzazioni ne impedirono il decollo. Mi volle come accompagnatore al ministero delle Finanze a Roma il giorno in cui doveva mettere la firma sull’ennesimo modulo. “Mi fido di te, ho lavorato in Posta con tua mamma e ti conosco da bambino” diceva. Quel giorno il pranzo al ristorante da “Settimio” all’ombra del Senato a Roma, è stata una delle cose più comiche della mia vita. Il proprietario suo vecchio amico lo fa sedere. Senatori, deputati per tutto il tempo lo omaggiano salutandolo. Settimio chiede:”signor Libero come è la ricotta? Dopoché l’ha presa lei la stanno prendendo tutti? Lui posa la forchetta. Si asciuga la bocca con il tovagliolo e spara. “Fa cagare, è dura, ma ho consigliato a tutti di mangiarla. Una seta ho detto loro…”. Al momento del conto quando l’oste alla cassa insisteva su di una certa cifra abbondantemente superata dalle bottiglie che aveva offerto ai vari tavoli, fu il cinema. Lui con dieci euro in mano. “Dai la mancia al ragazzo questo era il mio budget per il pranzo”. Girò sulle gambe già malferme e ce ne andammo.
Monza morto Bognani: l’ospedale
Un giorno era ricoverato al San Gerardo. Una delle tante volte. Aveva caldo e continuava a chiamare l’infermiera per farsi alzare o abbassare il climatizzatore. Poi i sanitari si erano stancati di andare a vanti indietro dal letto di quel paziente irrequieto. Lui non si scompose. Lesse la targhetta della ditta di manutenzione dei condizionatori e fece venire d’urgenza un tecnico spacciandosi per l’assessore. Venne fuori un pieno, ma da allora tutte le volte che suonava si precipitavano in quattro ad assisterlo.
Monza morto Bognani: il saluto
E questa è la parte più difficile dell’articolo. Potrei anche raccontare di quando fece un ingresso trionfale in Sant’Ambrogio a Milano ai funerali del senatore Comincioli come una star del cinama. O di quella volta che si era messo a trafficare con una spia russa (vera) per acquistare i disegni delle eliche di un sottomarino sovietico. Non andò a buon fine. Non era un film di Totò, ma tutto vero. Mi trascinava come testimone alle sue comparsate perché voleva scrivessi un libro. Il diabete lo stava consumando lentamente. Lo sapeva, ma non si voleva rassegnare. Essere protagonista per lui era ossigeno. Sia in politica che nella vita. Stimolo. Ora sta in una cella dell’obitorio del San Gerardo di Monza. Pomeriggio andrò a trovarlo. O forse no. Voglio ricordarmelo come è stato, genio impresentabile della politica. Si, ho trovato il modo per onorarlo come avrebbe voluto lui. Quello che farò è di andare al Casinò di Campione, sua meta di scorribande preferita, dove non mi ha mai portato “perché ero un bravo ragazzo diceva…”. Giocherò una sola volta. Quella combinazione di numeri che mi scrisse su di un tovagliolo una sera e che io ho conservato in archivio. Chissà mai che la pallina giri dalla parte giusta. Sarebbe l’ultima beffa per lui, ma so che sarebbe contento. Perché quei numeri sono stati per una vita la sua dannazione…
Marco Pirola
P.S.
Libero è vissuto sempre sopra le righe. Vero. Ora mi dicono che avrà un funerale “in povertà” come hanno chiesto i familiari al Comune dubbioso sul concederli. Questo mi rende triste. Sono sicuro che gli amici a cui in vita ha strappato più di un sorriso e fatto qualche favore provvederanno…