Monza morto Bertazzini, il professore prestato alla politica

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Da politico come fece Aldo Moro, camminava sulla merda senza sporcarsi le scarpe

Monza morto Bertazzini Pierfranco, di anni 97. Sembra l’inizio di una “carta da morto” come chiamava mia madre i manifesti funebri di cui gli anziani andavano “ghiotti”. Se non altro per scaramanzia. Un grande era. Una figura storica della città è stato. Un autentico protagonista della storia civile, culturale e didattica di Monza dagli anni Sessanta sarà. Impareggiabile. E trattandosi di lui questo, vi avviso subito, non potrà essere un articolo “breve”. Chi lo ha conosciuto sa cosa voglio dire. Visto che i suoi interventi, in qualunque occasione, erano la trasposizione in terra dell’eternità..

Monza morto Bertazzini il personaggio

Prima politico di razza. Vera di quelle oggi introvabili. La schiena dritta anche alla sua veneranda età quando la politica era diventata un ricordo. Professore. Esperto d’arte. Un po’ prolisso (eufemismo) nell’esporre i contenuti delle opere che andava a recensire. Fossero un semplice quadro di Teomondo Scrofalo un qualunque pittore della domenica. O incantatore di serpenti quando aveva davanti il Caravaggio di turno. Sino all’altro giorno lo potevi incontrare in giro per Monza da solo. Ti guardava torvo per via dell’età. Ti tendeva la mano afferrando la tua in una morsa fatale. L’esordio era sempre lo stesso. Immutabile in “secula seculorum”. Liturgico. Preciso. Sincero. Coinvolgente nonostante la lunghezza della sua premessa. “Carissimo… (virgola, pausa di venti secondi) come sta? (altra pausa eterna sempre con la mano insecchita dagli anni a stringere forte la tua). Mi saluti la sua signora..” altra lunghissima pausa. Poi mollava la mano e assorto aspettava la tua risposta per attaccare bottone. Un signore sempre e comunque.

Monza morto Bertazzini la vita mortale

Era nato ad Asti nel gennaio del ’21. Sposato, due figli, tre nipoti. Studi al Liceo classico della Monza bene. Che poi altro non era quella fucina di talenti nostrani che passerà alla storia come il “Bartolomeo Zucchi” conosciuto da Lampedusa a Merano. Laurea in Lettere all’Università Statale di Milano. In guerra è sottotenente di artiglieria sul fronte francese. Tranquillo. Da democristiano. Dopo l’8 settembre ripara in Valtellina. Docente di Materie Letterarie per quasi 40 anni nelle scuole monzesi. Chiude la carriera come preside dell’Istituto Magistrale “Carlo Porta”. In seguito è preside della scuola media “Artigianelli” (da lui fondata) e dal 1985 al 2000 del Liceo Linguistico “Oxford”. “Ambrogino d’oro” del Comune di Milano per meriti culturali nel 1983, nel 1996 gli è stato conferito il “Giovannino d’oro” dal Comune di Monza.

Monza morto Bertazzini, il politico

Entra giovanissimo nella Democrazia Cristiana come semplice militante. Nel 1969 è vicesegretario della sezione di San Gerardo. L’anno seguente è eletto consigliere comunale con un alto numero di preferenze grazie alle quali assume la carica di assessore all’Economato e Patrimonio. Nel giugno 1971 sino al 1975 è sindaco di Monza. Una giunta monocolore democristiana. Alle successive elezioni riceve 5.800 preferenze e diventa assessore alla Cultura e Sport nella giunta Chiarino, poi è ancora assessore alla Cultura e Sport dal 1979 al 1983. Dal 1983 abbandona ogni carica. “Iniziavo a sentire strani discorsi a quell’epoca”. Lungimirante anche da quel punto di vista. Poco avvezzo ai “compromessi” di cui viveva la politica di allora aveva preferito passare la mano. Di lui si poteva dire che non solo la sua attività era senza macchia, ma come il rimpianto (almeno da me) Aldo Moro aveva resistito 13 anni scivolando anzi camminando, sulla merda che si affacciava prepotentemente sulla scena urbanistica della città. Parafrasando Flaiano. Se un marziano fosse venuto sulla terra e chiedesse di spiegargli cosa fosse un democristiano, sarebbe bastato presentargli Bertazzini per capire.

Monza morto Bertazzini: lui, l’arte e l’eternità della parola

Negli anni si era conquistato fama di critico d’arte contemporanea, con numerose rubriche e recensioni sulla stampa locale. Epiche le sue introduzioni alle mostre. Un linguaggio appropriato che dava il lungo su qualunque cosa si trattasse. E quando la tensione emotiva dell’oratore (lui) sembrava affievolirsi ed andare verso la conclusione del discorso con somma gioia dei presenti (noi), con un colpo d’ala ricominciava. Sempre tra la disperazione di tutti. In una passata campagna elettorale aveva dato sfoggio della sua “ars oratoria” anestetizzando i presenti con un sermone da prete americano “battista evangelico”. Era riuscito a convincere gli astanti di una certa età, più prossima a quella di Matusalemme che alla sua, che il candidato sponsorizzato da lui era vittima di malelingue che scrivono sui giornalini nazionali imputandogli di essere andato a letto “addirittura con le donnine”. Poi solita pausa. Virata a 360 gradi e loop attorno al proprio asse oratorio in un crescendo rossiniano di applausi. Bertazzini era questo. Fuori dal mondo perché ne aveva costruito uno suo che tutti avversari politici compresi rispettavano.

Monza morto Bertazzini i funerali

L’ultimo saluto al professore avverrà nella sua chiesa di sempre. San Gerardo, alle ore 15.30 di lunedì. Sono sicuro che nessuno dei monzesi che hanno a cuore la propria città vorrà mancare. Perché quando si ammaina una bandiera è un po’ come se morisse parte di loro. Addio professore, ci mancheranno le sue orazioni, ma anche i silenzi operosi…

Marco Pirola

 

 

 

 

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