La Signora Rossana era malata da tempo
Monza morta la mamma di Pippo Civati. Detta così e di questi tempi può sembrare una notizia che interessa pochi. Se non i parenti stretti. Una delle tante news feroci e dolorose che hanno costellato questi lunghi e tristi mesi. Riduttiva pure perchè molti nemmeno conoscevano quello “scricciolo rosso” che da dietro il Duomo che vide re e regine, si gettava animo e corpo nelle battaglie politiche di Monza. Ma la Signora Rossana, perchè di signora stiamo parlando con la maiuscola, era parte integrante di questa città. Di questa comunità anche politica che va oltre il colore e gli ideali. Certo fuori dalle mura della Monza che fu di Teodolinda, dei Savoia, ma anche di Gaetano Bresci, era conosciuta come la mamma di Pippo. Il “genietto” della politica nazionale che qualche anno fa aveva avuto il suo momento di gloria correndo per la poltrona del Pd. Ma da queste parti la Signora Rossana la conoscevano tutti. indipendentemente dal figlio. Uno scricciolo rosso (dal colore politico della sua fede) che aveva una forza d’animo inversamente proporzionale alla sua statura. E questo per chi non lo avesse ancora capito non è un “pezzo” su Pippo. Ma sulla di lui madre.
Monza morta la mamma: la Signora Rossana
La potevi trovare in una di quelle interminabili riunioni sulle politiche sulla fame in Bangladesh come ad attaccare i manifesti. A rincorrere gli attacchini abusi avversari che se la davano a gambe levate spaventati dalle sue urla. La vedevi ai gazebo a presidiare il territorio come il tenente Drogo del romanzo di Dino Buzzati aspettava nella fortezza Bastiani. Non fa niente se erano state raccolte poche firme. Lei era lì. Sempre. Disponibile e figlia della cultura di sinistra degli anni Sessanta. Con classe, garbo e forza di volontà da vendere. È stata la prima sponsor di Pippo quando le sue quotazioni non erano alle stelle. È stata la primissima a suggerire al figlio di andarsene dal partito Democratico soffocato da Matteo Renzi. Anzi se ne era andata prima lei. La sua intervista di addio aveva fatto scalpore quaggiù. Perchè se parla lei. Figurati. E non dimentichiamo che proprio suo figlio, a fine anni Duemila, aveva contribuito ad aprire le porte della popolarità all’allora sconosciuto sindaco di Firenze. Dietro ai rottamatori un “pezzettino” c’era proprio lei.
Quella volta al convegno
Presentarsi ad un convegno dell’estrema sinistra sull’immigrazione può anche sembrare una provocazione. E la mia lo era stata. Solo, come sempre. Avevo lasciato a casa pure il fido fotografo. Determinato come spesso. Ero già pronto alla “rissa” da scatenare al momento delle domande. L’atmosfera si prestava. La sala rumoreggiava e si voltava verso il fondo dove ero seduto aspettando il momento fatidico del: “se qualcuno ha qualche domanda da fare”. . Lei mi aveva “smontato” in un minuto. Si era alzata dal suo posto in prima fila. Mi aveva sorriso e lentamente si era avvicinata. Con un passo elegante si era seduta al mio fianco dove gli altri avevano fatto il vuoto. E li, con quel gesto, ho capito di aver perso la partita. Almeno quella dell’eleganza. La signora Rossana non aveva bisogno di parlare. Ma era un piacere stare a sentirla. Avrà i funerali in duomo. Il suo duomo rimesso a nuovo. Mercoledì alle 10.45. Alla cerimonia potranno partecipare solo i familiari più stretti. Ma sono sicuro che sulla piazza che la Signora Rossana ha attraversato mille volte, saranno in tanti a vedere l’ultimo volo dello scricciolo rosso. Ordinati. In fila. Rispettosi di tutto e di tutti. Come avrebbe voluto lei…
Marco Pirola