Saranno i carabinieri di Monza che si occuperanno della scritta contro Martina Sassoli
Ora saranno i carabinieri di Monza che indagheranno per la scritta offensiva ai danni di Martina Sassoli, consigliere di Forza Italia, apparsa sul banco del Consiglio comunale. Una denuncia contro ignoti per offese personali. Il Comune invece ha preferito la via del silenzio. Imbarazzato, ma silenzioso ha deciso di non sporgere nessuna denuncia per atti vandalici. Una decisione che sorprende per chi si presenta come paladino della legalità, della sicurezza e delle donne.
LA MAGGIORANZA – La maggioranza di sinistra che governa Monza ha cercato in tutti i modi di minimizzare l’accaduto. Una scritta sui banchi di un consigliere comunale donna (Sassoli figa di legno ndr) che volete che sia. Il presidente del Consiglio comunale di Monza, Donata Paiciello è stata molto chiara ancora prima di scusarsi a nome dell’aula con la protagonista suo malgaro dell’episodio. L’aula è sempre custodita ed è vietato a chiunque di entrare, escludono sia stato un esterno. Ma allora chi è stato? uno sfogato sicuramente? E’ più di una questione di principio. L’offesa rivolta ad una donna, ad un consigliere comunale in un luogo “sacro” per la sinistra eppure questa sta zitta e anzi potendo fare denuncia non la fa? Valli a capire sto “compagniucci della parrocchietta”.
LA REAZIONE – Improvvisamente desto da un letargo durato due anni, il centrodestra per l’occasione ha ritrovato un briciolo di unità. Un mazzo di fiori dei suoi colleghi di minoranza, tante telefonate e una maglietta. Un T-shirt con una F di legno gigante. La stessa maglietta che Martina Sassoli metterà all’asta in una serata per beneficenza il cui ricavato andrà ad un’associazione che si occupa di donne maltrattate.
Marco Pirola
P.S.
A sentire la vicenda della “figa di legno” mi sembra di ascoltare un vecchio disco in vinile. Uno di quelli a 78 giri che emette suoni graffiati perché suonato con una forchetta e non con la puntina di diamante. Una litania silenziosa da parte della sinistra molto simile ad un rosario mariano della serie: speriamo che me la cavo. Oppure per il colpevole “mentecatto” (nell’accezione latina del termine mens capta): io speriamo che me la chiavo… Ricordo, anni fa, l’episodio dell’acqua versata più o meno volontariamente nell’impianto microfonico. Nel consiglio comunale sucessivo, apparve in aula come la Madonna di Lourdes addirittura un magistrato venuto a rendersi conto personalmente dei toni della discussione. Ora non accadrà anche perché la denuncia per vandalismo non c’è. E l’episodio rimarrà confinato tra i misteri della fede…