Metti una sera a cena con Carmelo Chiaramonte Serata di resistenza epicurea tra tonno e dintorni
Monza mangiare il tonno può essere una banalità culinaria. Soprattutto a Monza. Ma quei diavoli di Eugenio Galbiati e del fratello Mario, guardano e sanno guardare oltre il piatto. Oltre le pinne. Nel mare del gusto, della gola, della cultura culinaria che in città scarseggia come neve al sole. Riuscire ad organizzare una cena a Monza con il numero 1 degli chef erranti in Italia, è un’impresa. Non da tutti. Bastava esserci per capire cosa sia successo all’ombra del “muron”. Il gelso pianta madre di Monza e della Brianza tutta che sopravvive copiosa nel pergolato di via Spalto Isolino 2.

Monza mangiare con Archestrato da Gela
Guardare lo sguardo adorante dei cuochi che ogni giorno affollano i fornelli della Trattoria Mercato poteva rendere quello che è accaduto. Ascoltare i manager della finanza che, al termine della cena luculliana, hanno fatto la scarpetta con il pane di grani brianzoli di Vimercate, è stata la fotografia dell’accaduto. Sentire i profumi del risotto agli agrumi, mandorle e zafferano divino. E come tutti gli spettacoli riusciti dopo il sorbetto finale, gli astanti hanno voluto il bis. Di spaghetti aglio, olio, peperoncino e mandarino. Sentire Carmelo Chairamonte raccontare i piatti tratti da ricette antiche, sembra di rivedere Archestrato da Gela, il papa di tutti gli chef del mondo. Geniale anche l’idea di abbinare filologicamente dei gran vini naturali anforati e di vigne storiche. Un tocco di classe per esaltare il gusto.

Monza mangiare: resistenza epicurea e il partigiano siculo
Dicevamo che mangiare il tonno può essere scontato. Farlo con Carmelo Chiaramonte, una sorta di Virgilio gastronomico, diventa un’avventura. Dantesca. Sguardo ieratico da santone medioevale, capelli sale e pepe raccolti da un elastico popolare che fa tanto trattoria. Anche se ti trovi nel Paradiso dei golosi. Poche parole spicce, modi svelti da chi è abituato da anni, secoli si direbbe, a maneggiare ricette e padelle con la stessa scioltezza di Cristiano Ronaldo mentre fa gol. Ti accompagna come il personaggio dantesco lentamente. Giù verso la “Sesta cornice” dove stanno i golosi. Ai reality preferisce i fornelli da trattoria. Alla Tv gli sguardi degli astanti fortunati che lo adorano e pendono dalle sue labbra, ma soprattutto dai suoi piatti. Se pensate sia l’ennesimo pezzo “marchetta” fermatevi. Me ne farò una ragione. Altrimenti preparatevi a fare un piccolo viaggio nella “follia” culinaria.

Monza mangiare all’ombra della Magna Grecia
Folle degno di entrare nelle pagine del capolavoro di Erasmo da Rotterdam. Perché l’elogio della follia è passato ieri sera dalla Trattoria Mercato. Come non può essere diversamente per uno che propone un piatto che si chiama: una piccola passeggiata in montagna verso le 7 del mattino? Il titolo alla Lina Wertumuller nasconde un mix tra sapori antichi, ricette ancora di più e maestria di realizzazione. La peperonata di fragole poi… ma è con il “ventre alla Ghiotta e lumache di terra” che ho raggiunto l’estasi che solo i dervisci rotanti sanno ricreare in terra. Tutto con base un tonno femmina che all’origine pesava 260 chili. Pescato la mattina e cucinato la sera.

Monza mangiare all’ombra delle parole del maestro
Chiaramonte ha maturato varie esperienze in Sicilia. Quella del cioccolato tanto per intenderci. Da Modica sua città di origine a Siracusa, Catania in su sino alla Liguria. Collabora con progetti teatrali in qualità di scenografo gastronomico. Trascrive i suoi pensieri culinari ed è autore televisivo per Gambero Rosso Channel e Geo & Geo per Raitre. È attento osservatore. Ha viaggiato nella sua terra e ha capito che la riforma agraria degli anni ’60 ha fatto perdere gran parte delle tipicità. Per questo ha cercato di recuperare tutti quei prodotti spariti dalle tavole e che rischiano di sparire anche dalla terra. Come ad esempio un particolare tipo di grano. Da ieri, come cantava Franco Califano, il resto è noia…
Marco Pirola