Monza made in China, “giallo” sulla casa di Bramini

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La casa dell’imprenditore fallito per colpa dello Stato finita all’asta sarà acquistata da un cinese

Monza made in China anche un pezzo di cronaca della città. Dopo la via della seta e le squadre di calcio, anche un pezzo di Sant’Albino, quartiere popolare di Monza, cadrà in mani cinesi. Nonostante il mistero dell’asta. Nonostante tutto. Finire sulla Televisione era stato un attimo. Da lì erano passati Matteo Salvini e Luigino di Maio in cerca di visibilità. Il caso di Sergio Bramini, il piccolo imprenditore fallito per colpa delle tasse, aveva fatto scalpore. Anni di battaglie giudiziarie, carte bollate, avvocati e chilometri di interviste. Circo mediatico scatenato. Niente da fare. Casa messa all’asta dal Tribunale di Monza. Due volte andata deserta. Ora la svolta. Un cinese di 40 anni se l’è aggiudicata per un pugno di dollari. Più o meno 500mila euro contro i 2 milioni di valore. Prendere o lasciare. Bramini ha lasciato. Il cinese ha preso. Alla faccia dei politici.

Monza made in China, il brianzolo in bolletta

Sergio Bramini è l’imprenditore monzese diventato un caso nazionale dopo che era stato costretto a fallire nonostante avanzase crediti dalla pubblica amministrazione per oltre 4 milioni di euro. Dopo una controversa e durissima battaglia giudiziaria, il Tribunale fallimentare di Monza aveva deciso a suo tempo di requisire quella casa e di metterla all’asta.

Monza made in China, il cinese con i soldi

Quoqhi Zheng, detto Federico Zheng, 40 anni, da 12 in Italia, ha deciso di sciogliere ogni dubbio. Acquisterà la villa di Sant’Albino. Le prime aste erano andate deserte. A novembre quella villa era stata assegnata all’imprenditore cinese Federico Zheng. Socio della catena di centri commerciali “999”. Specializzati soprattutto in casalinghi. Federico Zheng risulta essere il titolare soltanto di quelli di Cassano d’Adda e Binzago.

Monza made in China, la beffa del dragone

L’ultima asta era stata dichiarata deserta dalla delegata alla vendita. Visto che nessuno per ben due volte aveva risposto alla chiamata. Sulla scrivania della delegata però c’era una busta. Ed era quella presentata proprio dall’imprenditore cinese. Sergio Bramini aveva provato ad opporsi. Aveva presentato due ricorsi per presunte irregolarità. Dichiarata deserta eppure conclusasi il giorno dopo con l’apertura di una busta. Quella presentata da Zheng. Uno di quei ricorsi è stato respinto. Il secondo sarà discusso mercoledì 8 maggio. Dal canto suo, Federico Zheng si era detto pronto a tirarsi indietro. Ora, il suo dietrofront. Compera. Ci andrà a vivere con moglie e tre figli. Brianzoli d’importazione tutti quanti, ma a differenza dei miei paesani, più “svelti”.

Marco Pirola

 

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