Un libro su Erminio Ferranti fotografo in Monza
Monza, il lampo e la storia, un libro per l’Ammiraglio per i suoi 50 anni di “marciapiede”. Senza obbligo di lettura come diceva Andreotti. Naturalmente. Aneddoti, ricordi, colore. Una serie di scatti sull’autodromo di Monza fatti dallo zio Ermy. Per decenni custode implacabile di emozioni provenienti dal gioiello di Monza. Un tributo che avevo in sospeso da anni a chi, nel corso della mia “indegna” carriera se paragonata alla sua, più di una volta mi ha dato una mano. Se volete fermarvi qui nella lettura archiviando l’articolo come l’ennesima “marchetta”, vi capisco. Me ne farò una ragione. Se invece volete affrontare l’avventura, allontanate per un attimo il vostro smartphone e avvicinatevi all’edicola. Come si faceva una volta. Con Il Cittadino di Monza lo troverete in allegato. Poi parliamone.
Monza, il libro
Qualche inedito, tanti ricordi. Pensieri e parole in libertà. Un libro insomma. Uscito proprio il giorno della presentazione del Gran premio d’Italia. Dove la nostalgia vola alta senza trasformarsi in malinconia. Sono sicuro che molti dei lettori si ritroveranno in qualcuna delle foto dispiegate senza soluzione di continuità degli anni. Il tutto unito da un unico filo conduttore: l’autodromo di Monza. Non si tratta di una miscellanea di fotografie generiche uscite in qualche modo e per qualche motivo da un cassetto polveroso destinate a celebrare l’ennesimo anniversario. Ma delle immagini di Erminio Ferranti, fotografo in Monza. L’autore protagonista assoluto con le sue foto di questo volume. In molti casi si tratta di Fotografie (con la F maiuscola) che hanno fatto il giro dei giornali di tutto il mondo e che hanno segnato la storia dell’automobilismo.
Monza, le foto
C’è Ayrton Senna seduto contro il muretto dei box con uno sguardo intenso. L’asso della Formula 1 propone uno scambio tra una foto e un braccialetto brasiliano commentando un suo sorpasso alla seconda di Lesmo, la sua curva preferita a Monza. C’è Lauda devastato dal fuoco pensieroso appoggiato alla fiancata della sua Ferrari. Un Gilles Villeneuve guascone e folle che è entrato nel cuore dei tifosi e in quello di Ermino. Un Enzo Ferrari, di casa a Monza, che parla con alcuni di tifosi ai box con una signorilità di altri tempi. I tifosi degli anni Settanta con i trabattelli e le tende alla Parabolica. Foto che hanno fatto la storia come quelle dell’incidente a Ronnie Peterson dell’11 settembre 1978. Tutte scelte da lui in base all’emozione.
Monza, la foto
Nello sfogliare l’immenso archivio sono saltate fuori fotografie intense. La mia preferita è quella di un Alain Delon, anno 1972, alla porta di Vedano. A piedi, sigaretta in bocca l’attore francese, grande appassionato di motori, si dirige verso l’autodromo. Spietata nella sua bellezza d’antan. I pantaloni a zampa d’elefante, Lo scambio di battute in francese con Erminio, il saluto militare la gente che lo riconosce e lui che si allontana sempre a piedi.
Monza, l’aneddoto
Ammiraglio. Soprannome che la dice lunga sullo charme di Ferranti nel gestire immagini e cronaca. Montecarlo anni Sessanta. Lo zio Ermy è alla corte di Grace Kelly tra signore eleganti e gentiluomini in doppiopetto. Lui, abito bianco da cerimonia, l’inseparabile macchina fotografica a tracolla. Un signore distinto lo osserva per tutta la sera. Dopo un paio di ore si avvicina e gli allunga un biglietto da visita lanciandogli due parole al volo. “Venga domattina sulla mia barca a Nizza” le compro alcune foto di stasera, non se ne pentirà”. La mattina sveglia presto, in macchina prestata sino al porto di Nizza. Grande trambusto alla consegna del biglietto da visita al piantone. Poi una lancia militare viene a prelevare lui e la sua attrezzatura. Il signore gentile della sera prima era niente meno che l’ammiraglio di una portaerei statunitense ancorata al largo delle coste francesi. Lo zio Ermy non si fa impressionare. Da gran signore come è sempre stato, allunga al suo interlocutore le foto stampate in qualche modo nel cuore della notte nel bagno dell’albergo. Non vuole soldi. “Lo consideri un omaggio dell’Italia”. L’ammiraglio si stupisce, abbozza un sorriso e gli allunga il suo cappello bianco che teneva in testa. Poi tutti a colazione sul ponte della portaerei. Da allora nell’ambiente Ermino perde il nome di battesimo e acquista quello di ammiraglio.
Marco Pirola