Monza, il Lambro e la beneficenza tra polemiche e fango

festa-monza-slancio

Monza, il Lambro e la beneficenza tra polemiche e fango. Strana città Monza. La “mia” città. Monza dove sono nato, son cresciuto, ho studiato, ci lavoro e spero di morirci (presto si è augurato qualcuno in queste ore). Per qualcuno però non sei di Monza se fai delle scelte. Non sei di Monza se hai un’opinione diversa sui modi di fare beneficenza. Non sei di Monza se sottolinei la differenza tra i vipparoli che ballano, cantano, suonano e mangiano e quelli che spalano fango e mettono sacchetti di sabbia per arginare il Lambro in piena.

Strana città Monza dove c’è gente che si vanta di poter vivere nel lusso senza lavorare (in questi tempi da lupi e con tali chiari di luna). Sì, mi è toccato leggere pure questo. E’ bastato sottolineare un punto di vista diverso da come la pensa qualche vipparolo nostrano abituato alle piume e lustrini delle feste in Villa, ma anche al nero dei registratori di cassa (vedere gli ultimi controlli fatti dalla Finanza) per essere accusato di tutto. Di essere pure contro i malati di Sla. Strana città dove in Villa si ride, scherza e mangia e nemmeno si fa un accenno a quanto succede fuori a cento metri di distanza. Meglio una foto da venti euro con lo sfondo delle tette della Cucinotta e un secchio di coriandoli in testa rovesciato da Walter Nudo (è il cognome…). Strana città dove c’è il saccente giovincello, arrivato ieri con decorrenza domani, che scribacchia di calcio e ti spiega e filosofeggia sull’etica giornalistica come se fosse il maestro Giancarlo Nava o avesse vinto il Pulitzer (è un premio e non la “marca” di un cane…).

Strana città dove trovi il sedicente fotografo delle riviste patinate da parrucchiere che, punto nell’orgoglio, sproloquia sul fatto che non puoi essere di Monza se non la pensi come lui sull’oggetto. Lo stesso che dice ora di non conoscerti, ma un anno fa voleva affittarti due locali. Strana città dove c’è il vipparolo che si lamenta dell’articolo su nuovabrianza e poi ti chiama al telefono: però non pubblicarmi in foto (non lo faccio solo perché non ho quegli scatti). Sabato sera mezza Monza era in Villa o avrebbe voluto esserci. L’altra la pensa come me visto il consenso ottenuto dall’articolo. Costoro ringrazio. Non è facile esporsi in una Monza dove un’opinione diversa sui modi di fare beneficenza e una festa in Villa diventa prima una questione di lesa maestà e poi bega da cortile. Non è facile dire di stare dalla parte dei volontari che spalano fango sotto la pioggia e non di quelli che ballano sotto le stelle. Non è facile dire di preferire quelli che hanno avuto a che fare con l’acqua vera del Lambro e non con quella finta della Villa reale. Del resto non fu un caso il fugace passaggio di un santo come Ambrogio. Non è un caso che oggi, tra i vipparoli della Villa, quello che va per la maggiore sia un cantante stupefacente come Morgan.

Marco Pirola

P.S.

Ai mentecatti (nel senso latino del termine: mens capta, mente rapita…) che insultano, offendono dall’alto dei loro deejay set o dal basso della loro educazione dico: fate pure, ma non mi farete cambiare idea.

 

 

Commenti

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here