Monza Jimi Hendrix celebrato dalla Brianza in lingua lombarda a 50 anni dalla scomparsa. Dopo i Beatles ora tocca al leggendario chitarrista. Operazione cassouela in salsa verde. E qui potrebbe scappare un sorriso ironico di sufficienza per i “puristi” del rock mascherati da sofisticati snob delle sette note. E pure una risata popolare e popolana da parte dei più grezzi abituè di Raul Casadei ed affini. Ma la faccenda è seria e concreta. Chi non conosce il leggendario chitarrista e la sua musica acida? Chi non ha mai visto il video del suo concerto a Woodstock?
Monza Jimi Hendrix e il dialetto brianzolo
Ci hanno infatti pensato I Saltamartin, gruppo musicale brianzolo che da anni si cimenta nella traduzione dei grandi capolavori rock in lengua mader. Con la pubblicazione del 45 giri intitolato Hendrix Lombard. Nel disco sono registrate due tra le canzoni più acclamate del repertorio di Jimi Hendrix.
Monza Jimi Hendrix: Lato A
Sul Lato A spicca il pezzo che lanciò il mito di Jimi. L’acida Ehi Joe del 1966. La storia di un uomo tradito dalla moglie che si lancia in una fuga in Messico,. Dopo aver ucciso a fucilate la consorte in preda alla gelosia. In lingua brianzola la canzone e il testo seguono rispettosamente il contenuto originale. A partire dal titolo diventato Ehi Gioann. Unica concessione al territorio nella versione in lengua, la fuga del Gioann omicida ambientata in Lombardia non poteva che risolversi in direzione est. Verso Bergamo alla maniera di Renzo Tramaglino. Ehi Gioann, la versione lombarda di Ehi Joe è ascoltabile su Youtube
Monza Jimi Hendrix: Lato B
Sul Lato B I Saltamartin celebrano Hendrix con una sua conosciutissima cover. All Along the Watchtower che Bob Dylan scrisse nel 1968 per l’album John Wesley Harding. Un pezzo che musicalmente Jimi stravolse in chiave elettrica e che diventò celebre proprio grazie alla sua reinterpretazione. Hendrix fece suo il brano con una versione psichedelica talmente originale ed efficace da offuscare il precedente. La canzone divenne a tutti gli effetti uno degli esempi più fulgidi della sua creatività e della sua carica innovativa di chitarrista. Tradotta da I Saltamartin col titolo Tucc intorna ai Torr de Guardia, la versione in lombardo di All Along the Watchtower è ascoltabile su Youtube
Chi era l’uomo che insegnò a Dio a suonare la chitarra
Il 18 settembre 1970 moriva a Londra, a soli 28 anni, James Marshall “Jimi” Hendrix. Nato a Seattle nel 1942, figura iconica e insuperata dei tanto celebrati Anni ’60. In tutti i decenni successivi Jimi Hendrix diventerà il simbolo non solo musicale di un’intera epoca. La sua prematura scomparsa, insieme a quella di Jim Morrison e Janis Joplin, contribuirono alla costruzione di un mito che ha resistito inossidabile sino ad oggi. Hendrix è stato il principale innovatore nell’uso della chitarra elettrica. Dal 1966 al 1970 Jimi è stato il precursore di tutte le future evoluzioni della musica giovanile attraverso un’inedita fusione di blues, rhythm and blues, hard rock e psichedelia.
Memorabilia parte prima
Memorabili di lui rimangono le immagini di due straordinari concerti. Il primo quello del Festival di Monterey nella “summer of love” del giugno 1967. Nei 40 minuti dell’esibizione Hendrix sollecitò la sua Stratocaster in un modo fino ad allora inaudito arrivando a mimarvi rapporti sessuali. Suonandola con i denti, dietro la schiena, contro l’asta del microfono e contro l’amplificazione. Al termine dell’esibizione, per sottolineare la sua spasmodica necessità di estrarre nuove sonorità dallo strumento, la sacrificó dandole fuoco e la distrusse contro palco e amplificatori.
Memorabilia parte seconda
Il secondo indimenticabile concerto avvenne due anni dopo. Alla chiusura del Festival di Woodstock dell’agosto 1969. In quella storica esibizione è indimenticabile la trasfigurazione chitarristica da lui operata sull’inno degli Stati Uniti d’America: Hendrix si accanì sul tema musicale in maniera selvaggia, intervallandolo con simulazioni sonore dei bombardamenti e dei mitragliamenti in Vietnam, sirene di contraerea e altri rumori di battaglia, il tutto avvalendosi della sola chitarra.
Marco Pirola