Monza, da un’intercettazione veleni sulla casa del ministro Romani

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Angelo Narducci,
Angelo Narducci, imprenditore di Monza

Monza, veleni da un’intercettazione e la casa del ministro. Un’intercettazione del 2010, sbucata ora all’improvviso da un polveroso fascicolo processuale, riporta a galla la vicenda della casa acquistata dall’allora assessore all’Urbanistica monzese Paolo Romani (poi ministro). A Monza i mattoni, a saperli ascoltare, parlano. A volte sono semplici sussurri. Talvolta la palla di neve diventa valanga e sparge sparge a piene mani fango. E’ quanto è successo con l’intercettazione telefonica tra l’imprenditore di Monza Angelo Narducci e l’assessore regionale Fabrizio Sala (all’epoca assessore all’Ambiente in Provincia di Monza e Brianza). I due parlano di soldi certo, ma Sala nella vita privata è un’eccellente family banker e l’altro è un privato che vuole investire. Come diceva il barista saggio di “Irma la dolce” questa però è un’altra storia. Ad ascoltare la registrazione viene invece a galla un particolare di cui avevamo già dato conto in un precedente articolo. Narducci (condannato in primo grado a un anno e quattro mesi con sospensione condizionale della pena per bonifiche false) si lamenta che Romani, allora assessore all’Urbanistica, sia “sparito” dopo l’acquisto della casa per il figlio. Casa, a detta di Narducci stesso, venduta a prezzo di amico. Narducci è un’imprenditore edile che allora aveva in ballo alcune operazioni su Monza proprio mentre Paolo Romani è assessore all’Urbanistica. Il prezzo? Da amico appunto. Poi l’amico Romani si è reso “latitante” (non nel senso maligno che qualcuno vorrebbe), ma in quello che non si fa trovare. Più volte Narducci ripete il concetto: quella casa è stata ceduta a Romani per il figlio Federico a prezzo da amico e lui lo tratta male non facendosi trovare.

LA CASA DI VIA VOLTA A MONZA – E’ costata 350mila euro. Tre anni dopo è lo stesso Romani che incarica Narducci di venderla perché non è più strategica per il figlio. Il mercato offre 320mila euro, ma il ministro non è contento. Vuole i soldi che ha speso. L’abitazione è in una posizione strategica per Federico Romani, consigliere provinciale. A meno di cento metri dalla sede della Provincia di via Tommaso Grossi dove il rampollo di famiglia può tranquillamente parcheggiare sul marciapiede con le quattro frecce la sua rutilante Bmw. Scendere e firmare il registro delle presenze per incassare il gettone di presenza. Non solo, ma nonostante abiti così vicino alla sede provinciale Federico, per anni, ha mantenuto la residenza a Milano. In ballo c’era il rimborso chilometrico da incassare per i fuori Provincia.

L’IMPRENDITORE ANGELO NARDUCCI – Non è un’imprenditore qualunque. E’ l’uomo delle campagne elettorali del centrodestra. E all’interno di esso Narducci è un grande “galleggiatore” riuscendo a tenere i piedi contemporaneamente nelle scarpe delle varie correnti. A cominciare dal 2005 quando a scontrarsi per le regionali sono due titani come Mimmo Pisani e Massimo Ponzoni. Narducci da buon  “giocatore di cavalli” aveva investito in soldi ed impegno su tutti e due. Poi erano arrivate le comunali del 2007 con l’elezione di Marco Mariani e lo sbarco di Paolo Romani a Monza. Narducci segue la scia di Romani diventando ben presto il suo referente in città e il collante tra imprenditori e politica. Romani è assessore all’Urbanistica e in forte ascesa anche a livello nazionale. Narducci invece ha soldi da investire nell’edilizia. Tanti. Non solo a Monza. A Villasanta per esempio dove compra l’ex hotel Parco davanti all’ingresso del parco di Monza (Marco Mariani dopo la parentesi legislativa durata sino al 2012 compera una casa proprio da Narducci). A Lissone dove cerca di infilarsi nella ristrutturazione dell’ex 100Firme (ora bloccata). E ancora a Monza stessa dove possiede l’ex Cgs vicino all’ospedale vecchio. Attualmente vorrebbe costruire e per ingraziarsi la sinistra di governo ha proposto una scuola di arrampicata riuscendo a fare breccia tra qualche consigliere comunale di maggioranza. Narducci non si fa problemi nell’ottenere permessi come testimonia la sua vicenda e la condanna. All’epoca della telefonata ha investito molto nelle pubbliche relazioni soprattutto negli uomini chiave come Palumbo ex socialista (come Romani) e piazzato alla presidenza di una Commissione chiave come quella Urbanistica dal Pdl. Palumbo lavorava alla Asl, la stessa struttura pubblica che si occupa di bonifiche. Ma anche questa è un’atra storia che invece di venire a galla è rimasta sepolta in qualche cassetto.

P.S.

A quel dispensatore di informazione cancerogena che risponde al nome di “linfonodo” che mi paragona a Mino Pecorelli per le informazioni in codice (quali?) voglio solo dire che leggendo mi sono toccato dal momento che Pecorelli è finito male. A coloro che mi hanno consigliato invece di lasciar perdere (non hanno usato proprio tale termine gentile) la risposta sta nell’articolo sopra.

Marco Pirola

Paolo Romani
Paolo Romani

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