Monza: Industriali, sulla fusione con Milano non decide Dell’Orto ma il magistrato

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Monza, Industriali, sulla fusione con Milano non decide Dell’Orto ma il magistrato. Mancano una manciata di giorni, più o meno una decina, e poi l’ultima parola sulla fusione tra l’associazione di imprenditori più antica d’Italia e Assolombarda sarà scritta dal Tribunale. Oggi (giovedì per chi legge, ndr) al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Monza si è tenuta davanti al collegio presieduto dal presidente di sezione, Leopoldo Litta Modignani, l’udienza definitiva sul ricorso presentato da un gruppo di imprenditori, capitanati dal seregnese Sergio Colombo, contro la delibera del giugno scorso sottoscritta da Andrea Dell’Orto, presidente di Confindustria MB. Si tratta del documento che prevede il totale conferimento del “pacchetto Brianza” ai cugini milanesi.

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L’UDIENZA – La seduta, che si è svolta, nel pomeriggio, è durata all’incirca un’ora e mezzo. Molto rispetto alle premesse che indicavano la possibilità di un’udienza puramente interlocutoria. Invece, come era sembrato trapelare anche dalle parole del presidente del Tribunale, Anna Maria Di Oreste già a luglio, quando aveva confermato la sospensiva richiesta dai ricorrenti, l’intenzione di arrivare ad una decisione definitiva in tempi brevi è stata rispettata. Dopo avere ascoltato le parti, infatti, il collegio giudicante si è riservato dieci giorni di tempo per arrivare al dunque. In altre parole, se dare il via libera alla fusione per incorporazione voluta e propugnata dal tandem Dell’Orto – Manelli (direttore di Confindustria MB) – il primo presente all’udienza – e sostenuta da una parte degli industriali brianzoli, oppure, come chiedono e hanno ribadito anche oggi i ricorrenti, congelare di fatto la delibera dell’8 giugno per seguire invece un iter di aggregazione progressiva, salvaguardando almeno in parte l’autonomia (e la faccia).

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GLI INDUSTRIALI E IL “PACCO REGALO” – Salvare la faccia e forse qualcosa di più. A cominciare dalla “dote” che Confindustria MB trasferirebbe bella e pronta a Milano. Un vero e proprio tesoretto composto da 960 aziende e 45mila addetti. Stante la situazione attuale, più o meno un quarto di Assolombarda (4.780 aziende e 280mila addetti) senza però libertà. In pratica, a contare come il due di briscola quando l’asso è in tavola. Dura da digerire, dopo 113 anni di indipendenza (antecedente e di parecchio a quella dello stesso territorio brianzolo) e dopo una storia decisamente blasonata. Ma i tempi cambiano e i presidenti pure. Finiti i tempi di Giulio Fumagalli Romario e di Carlo Valli (che dell’indipendenza aveva fatto, anche dopo la dipartita svedese delle sue maniglie, il suo marchio di fabbrica), è arrivato Andrea Dell’Orto. E tutto è cambiato. Via dalla Brianza. Un vero e proprio choc per imprenditori come Carlo Colombo, amministratore delegato di Colmar, che ha preferito dimettersi dal consiglio direttivo di Confindustria MB, ma anche per aziende come Parà e l’intero settore del legno, tutti sostenitori del no. Che la decisione e, dopo, la delibera di Dell’Orto avessero scatenato i mal di pancia all’interno dell’associazione, era stato chiaro sin da subito e testimoniato anche da tutta una serie di provvedimenti interni, come la sospensione di Gabriella Meroni, presidente del Comitato Piccola Industria, le cui opinioni pro – autonomia non si incontravano con i desiderata dei piani alti di via Petrarca. Via. Il culmine è giunto alle votazioni dell’Assemblea Generale dove all’89,58% dei sì alla fusione, si era opposto solo il 9,35% dei no. Un risultato appartenemente sconcertante se non fosse che alle Assemblee ogni impresa non ha diritto ad un solo voto, ma ciascuna esprime un numero di consensi in proporzione al fatturato e al numero di dipendenti. In pratica, sono bastate poche imprese favorevoli a far pendere l’ago della bilancia. I contrari, allora, avevano disertato, chiedendo un quorum su decisioni così importanti e annunciando ricorso. A distanza di pochi mesi e per ancora pochi giorni Confindustria potrà fregiarsi di essere l’associazione imprenditoriale più antica d’Italia. Se lo sarà ancora negli anni a venire, dettaglio di non poco conto, non lo deciderà però più un presidente eletto dagli industriali. Segno dei tempi…

Simona Calvi 

 

 

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