Monza imprenditore in galera con quattro primari

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I corrotti saranno anche milanesi, ma il diavolo che ha offerto “la mela” è di Monza

Monza imprenditore in galera. Non è una novità. Anche da queste parti. E pure nel settore sanitario è un film già visto. Tommaso Brenicci, imprenditore di “grido” molto quotato nell’ambiente medico-sanitario-affaristico. Titolare di una ditta specializzata nel settore delle apparecchiature sanitarie, presidente della Eon medica srl di via Francesco Crispi 12 a Monza, che si occupa appunto di apparecchiature elettromedicali. Il quadretto da verbale dei carabinieri e Guardia di Finanza che sia, è asettico. Quando si scorre l’ordinanza dei giudici di Milano però viene a galla un quadro a tinte fosche. La promessa di uno stage per la figlia in una delle società dell’imprenditore monzese ora in cella, Tommaso Brenicci. Un cesto di Natale da 1.000 euro. Il pagamento delle spese per un congresso a Parigi e uno in Alto Adige. Sono le ‘utilità’, come scrive il Gip nell’ordinanza, percepite da Paola Navone, direttore sanitario del Cto-Pini ai domiciliari. Il tutto per introdurre all’Istituto ortopedico un dispositivo per la diagnosi di infezioni articolari commercializzato dallo stesso imprenditore con una società riferibile anche ad altri due primari arrestati.

Monza imprenditore l’altro monzese arrestato 

Lorenzo Drago, responsabile del laboratorio analisi del Galeazzi era da tempo residente a Monza.

Monza imprenditore in galera, la cronaca

Quattro primari di ospedali milanesi (due del Galeazzi e altri due del Pini) e un direttore sanitario agli arresti domiciliari. Un altro imprenditore residente a Monza (Tommaso Brenicci) finito in carcere. L’indagine ruota attorno al giro di tangenti che sarebbero state incassate dagli primari e dirigenti per favorire alcune società nella fornitura di protesi ortopediche ai due ospedali milanesi. Punto. Le centinaia di articoli a disposizione sul web raccontano la solita storia con i soliti sospetti. Nella lettura dell’ordinanza del magistrato ho voltato tratto solo un paio di intercettazioni che danno il senso della “miseria” della vicenda.

Monza imprenditore in galera, l’intercettazione

“La Vuitton non ti piace? (…) Stefi e’ possibile che me lo regalino (…) e allora c…. non mi rompere i co…..!”. Cosi’ Giorgio Maria Calori, chirurgo ortopedico del Cto-Pini arrestato stamani nell’inchiesta milanese su presunte tangenti nella sanita’ lombarda, si rivolgeva alla moglie che lo rimproverava per una borsa di lusso che le aveva regalato “evidenziando la necessita’ di essere parchi e limitare le proprie spese voluttuarie”. Il medico faceva, pero’, capire alla consorte “come si trattasse di un regalo ricevuto” da lui da altre persone. Tra l’altro, a Calori tra le utilita’ della presunta corruzione viene contestato di aver ricevuto dall’imprenditore Tommaso Brenicci anche “il pagamento” di una borsa Vuitton per sua “figlia”. L’imprenditore, tra l’altro, in un’altra intercettazione si lamentava perche’ lo stesso Calori gli aveva chiesto “150mila euro in prestito (…) perche’ e’ un po’ in difficolta’ deve pagare il mutuo della casa, porca t…. (…) gliene regalero’ 20-30 dico (…) se inizio a dargli i soldi poi te ne chiede altri (…) ha comprato sta casa da 330 metri ed ha speso 600mila euro per metterla a posto (…) prendono il marmo, il parquet a 500 euro al metro”.

Monza imprenditore in galera che volete che aggiunga?

La Luis Vuitton, il posticino di lavoro per la figlia. Così tanto per fare un po’ di pratica e guadagnare qualche soldo mentre questa è all’Università. Ed altre miserabili amenità. Ecco. Che dire. Un bel vaffanculo? No, la parola purtroppo è stata già scippata dalla politica. E qui di politico c’è poco, pochino, pochissimo. Trattasi solamente di farabutti. E pure miserabili..
marco pirola

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