Monza Gran premio d’Italia corsa contro il tempo

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Monza Gran premio d’Italia, la vera sfida è il tempo. Bisogna correre ed anche di brutto, per salvare il Tempio della velocità. Sembra una battuta, ma così non è. Il gioco di parole nasconde una risata, ma non c’è nulla per cui sorridere. Le nubi cariche di ritardi e polemiche che si stanno addensando sul tracciato monzese porteranno pioggia e non promettono nulla di buono. Un po’ come quei temporali estivi che rinfrescano, ma che sono forieri di  inevitabili disastri. Il disastro, in questo caso non è atmosferico, ma economico, sportivo e di immagine. È quello che inevitabilmente si materializzerà se i lavori che Formula 1 richiede, da tempo ormai, non saranno ultimati nel 2024.

Monza Gran Premio d’Italia slalom tra i lavori

I lavori che la Formula 1 continua a sollecitare riguardano nell’ordine: i nuovi sottopassi e il rifacimento della pista. I soldi ci sarebbero, la volontà di Regione Lombardia, Aci e Comune di Monza pure, ma i progetti e le autorizzazioni burocratiche viaggiano a scartamento ridotto, come le tradotte militari di un tempo lontano o come le Ferrari di Binotto per restare nel presente.

Monza Gran premio d’Italia per ora vincono solo le buone intenzioni

Le buone intenzioni si sprecano come gli auguri a Natale, tanto non costano nulla. Le riunioni si accavallano, ma i granelli di sabbia della clessidra del tempo scendono copiosi ed inesorabilmente veloci. Anche il ministro alle Infrastrutture e delle cento felpe, Matteo Salvini, ha deciso di metterci la testa, convocando a Roma Il Presidente della Regione Attilio Fontana, il presidente Aci Sticchi Damaini e il sindaco Paolo Pilotto, per capire il da farsi e centrare l’obiettivo prima del traguardo finale del 2024.

I ritardi nei lavori

In cento anni di storia il Gp di Monza ha superato tante sfide. Dal rischio chiusura nel lontano 1994, alla battaglia contro il duo Alemanno & Flamini che lo volevano scippare a vantaggio di Roma. Ma questa volta il “nemico” è cmille volte più pericoloso, in un Paese come il nostro e si chiama: burocrazia. Il grande “leviatano” che da decenni blocca o rallenta tutto quanto da nord a sud. L’unica certezza al momento, al di là delle dichiarazioni dei protagonisti e delle riunioni che ancora si susseguono a vari livelli, è che l’impianto monzese non diventerà cantiere prima della fine di quest’anno. Non c’è più tempo da perdere. La corsa contro il tempo diventa quindi decisiva e per arrivare primi al traguardo del 2024, in questo caso, è anche una questione di secondi. Quelli che separano dalla figuraccia per il territorio.

A.A.   

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