Grande partecipazione di folla per l’ultimo saluto al mecenate che amava Monza
Monza funerali in Duomo per Franco Gaiani non sono stati una passerella. Impossibile lo fosse. Perché uno come lui era lontano mille anni luce dai riflettori e l’avrebbe considerato un insulto. È stata una cerimonia di un’intera comunità che si è stretta attorno al padre di tante cose. Tanti capelli bianchi della Monza che conta. I soldi, i voti, la tradizione. Funerali da re come meritava per il suo impegno a favore di una città che era anche un po’ sua. Così accanto all’impermeabilino targato Caraceni, quello degli sciuri che da queste parti lo portano tutti i giorni. Accanto al tajerino griffato Liu jo delle sciure della Monza bene e i tacchi a spillo da “competizione” che fanno tanto radical chic e choc. Vicino alle borsette Yves Sait Laurent tipico delle sciurette arricchite. Ecco, accanto a tutto ciò potevi trovare tantissima gente comune. Quella che Franco incontrava tutti i giorni scampanellando con la sua bicicletta nera dalle bacchette in ferro.
Monza funerali tra ricordi e politica
Come tutti i peccatori che si rispettano e come quelli che non hanno bisogno di farsi vedere da nessuno in particolare, c’eravamo anche noi. In piedi. In fondo alla chiesa. Per una sorta di rispetto e tributo al morto. E poi ieri pomeriggio in Duomo, di posti a sedere non ce ne erano. Una posizione privilegiata che permette di osservare e sentire. Così potevi scorgere Claudio Teruzzi, ingegnere pure lui, già vicesindaco. Un “laicone” di prima categoria, entrare ed infilarsi nella nicchia davanti alle spoglie mortali del beato Talamoni. Era triste. Sul sagrato, dopo la cerimonia, la giustificazione. Una battuta che dà atto a Teruzzi, per gli amici semplicemente “bombolotto” per via del suo aspetto pingue, di essere simpatico. “Io e il beato Talamoni siamo stati colleghi come consiglieri comunali. Di gabole ce ne intendevamo. Franco lo conoscevo bene, mancherà”.
Monza funerali quel pizzico di politica
Il sindaco Dario Allevi con la fascia tricolore, seguito dall’onnipresente “prezzemolino” Pierfranco Maffè e lo scudiero Andrea Arbizzoni. L’assessore Martina Sassoli in piedi con il padre. L’esperta senza rivali in funerali, cresime, battesimi e matrimoni Rosella Panzeri, al secolo la zarina di Monza, nelle file a ridosso del feretro. E come poteva essere diversamente. Come scontata la presenza dello zio Terry, Gianfranco Terruzzi. Malinconico come spesso gli capita ultimamente. Silverio Clerici democristiano di lungo corso, architetto era commosso davvero. L’ex prefetto Giovanna Vilasi che arriva, si siede e viene prelevata dal cerimoniale e portata avanti. Il comandante di una barca arrivato a Monza vestito di tutto punto da marinaio è rimasto personaggio misterioso. Franco Isman vecchio (in tutti i sensi…) compagno scout e amico di tante battaglie era affranto. Se ne è stato a braccetto della moglie per tutto il tempo. Ma la vera notizia è un’altra.
La stretta di mano… galeotta
Vedere Alfonso Di Lio e Filippo Apicella stringersi la mano per qualche secondo ha fatto portare indietro nel tempo gli orologi. L’incontro tra due democristiani così diversi e tanto uguali. Non si erano mai potuti sopportare ai tempi delle giunte sul finire degli anni Ottanta. Figurati dopo Tangentopoli. Sguardi vitreo di entrambi tornati a salutarsi dopo anni. Il preside Di Lio e l’urologo Apicella, ai tempi soprannominato l’assessore alle vie urinarie per via della delega, che si stringono la mano ha quasi dell’evento. Solo Gaiani poteva riuscire nell’intento. Alla fine le parole di Titti Giansoldati Gaiani, la moglie, risuonano alte sotto le navate. “l’opera di Franco continuerà. Lo voleva fortemente. E così sarà”.
marco pirola