Monza: Famiglia sfrattata, il Boccaccio in Comune

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Monza, famiglia sfrattata, il Foa Boccaccio va in Comune. È accaduto venerdì scorso, ma a darne notizia non è stato il Comune bensì lo stesso collettivo Foa Boccaccio. L’episodio che ha fatto scattare la protesta a Palazzo è accaduto appunto venerdì scorso quando una famiglia di origine marocchina è stata sfrattata. A chiedere  lo sfratto era stato il proprietario di casa che – da quanto raccontato dallo stesso collettivo – era anche il datore di lavoro del marocchino, padre di tre bambine. Perso il lavoro, persa la casa. Così una delegazione del Foa Boccaccio, di Rifondazione comunista e del Comitato monzese per il diritto alla casa, sono andati a bussare alla porta dell’assessore Antonio Marrazzo. Risultato: i servizi sociali avevano sostanzialmente consigliato di alloggiare (a spese del Comune a 45 euro cadauno) in albergo moglie e figli, il capofamiglia poteva trovare alloggio temporaneo (sempre ammesso la presenza di posti liberi) in via Raiberti, all’asilo notturno. Non solo. Di fatto, così come sta avvenendo nei casi dei profughi che giungono da oltre Mediterraneo, la soluzione adottata dal Comune è quasi sempre quella del cosiddetto alloggio d’emergenza: “In pratica – spiega il Foa Boccaccio dal suo blog – questa Amministrazione in due anni ha speso quasi un milione di euro di fondi propri buttati in residence e alberghi privati a fronte di 250 mila euro di soldi impegnati per la ristrutturazione di qualche decina di appartamenti in suo possesso, un vero e proprio spreco di denaro pubblico e un grosso affare per chi specula sull’emergenza abitativa”. In altre parole, conti d’albergo invece di case: “Quelle cento è più case comunali sfitte – conclude il gruppo- sono una vergogna rispetto a chi da anni aspetta in graduatoria, devono essere assegnate quanto prima accelerando i lavoro magari anche con l’aiuto dei futuri inquilini”.

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