Monza è morto Claudio Colombo l’assessore triste

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Monza è morto Claudio Colombo. In silenzio. In punta di piedi come aveva sempre vissuto. Se l’è portato via quello che la mia povera mamma chiamava “un male di quelli là”. Dove il “là” stava per qualcosa di terribile. Impronunciabile. Da esorcizzare a cominciare dal fatto di non pronunciare il nome.

La malattia

Da due anni lottava contro la “bestia”. Sembrava si fosse ripreso. Poi, due giorni, fa la ricaduta. I più faranno fatica ad inquadrare nome e volto. Perchè la sua dote era proprio quella di “sfiorare” la gente con la sua gentilezza e modo di fare. Quando è stato assessore a Monza, all’Urbanistica, mica alle “varie ed eventuali”, era famoso più per i suoi silenzi carichi di educazione che per le urla e i proclami tipici dei politicanti. Anzi di questi ultimi proprio non ne ha fatti. Lui di politicante non aveva nemmeno la sedia. Preferendo squadra e righello ai comunicati stampa. A volte se la cavava con la battuta tagliente pensata tra i capelli corti da ragazzino. Anche se ragazzino non lo era da un pezzo.

Una vita tra i mattoni

Avvocato tra i più preparati in zona, era stato scelto da Roberto Scanagatti per guidare una delle macchine più complicate che ci siano. L’Urbanistica. Una strada impervia, perniciosa, lastricata come tutte le strade di una città moderna, di “cacche di cane” lasciate dai suoi predecessori.

Monza è morto Claudio Colombo, un amico

Mi spiace davvero. In 5 anni non gli ho mai chiesto una notizia. Perchè nel campo dove era titolare, ho imparato a giocare da solo. Ma con lui avevo tenuto un rapporto umano stretto. L’ultimo suo like qualche giorno fa. Ad un post ridanciano. Discreto, silente, mai un tono sopra le righe, lo sguardo perennemente triste. Se ne è andato un uomo perbene. Un tecnico prestato alla politica che ha saputo camminare sopra i mattoni monzesi senza dover scuotere la polvere dalle scarpe.

Monza è morto Claudio Colombo

Chi, come me, da 30 anni frequenta il terzo piano del palazzaccio di piazza Trento e Trieste, sa che quest’ultima è una dote che pochi possono vantare. Di fede calcistica avversa al sottoscritto, ogni tanto aveva un guizzo e “sparava”. Claudio era ancora uno dei pochi che alla chiamata alle armi, fatta come assessore, aveva mollato tutto e risposto: presente. Mollando lo studio avviato. Poi, dopo la sconfitta alle urne, aveva vinto un concorso per dirigente a Milano. Ma non avevo dubbi. Perchè bravo era bravo e la domanda che gli facevo spesso quando non ci incontravamo era proprio quella: cosa centri tu con la politica.

Lui e Sgarbi

Aveva il rispetto degli avversari che lo definivano come lo Sgarbi dell’Urbanistica. Uno che per i quadri trasuda passione contagiosa anche se non ne ha mai dipinto uno. Al tempo stesso era visto come il fumo negli occhi dagli affaristi immobiliari di Monza più attenti al portafoglio che ai sentimenti. Anche per questo mi era simpatico. Molto legato alla figlia e alla famiglia oltre che alla materia di cui trattava. Creatore di una schiera di giovani architetti-avvocati che lo adoravano.

L’addio

Ora l’articolo si va a chiudere anche se da scrivere ce ne sarebbe. Come? Con una considerazione. Nemmeno il più grande “testa di cazzo” degli avversari, quello che ragiona ad un metro dal cervello verso il basso, ha mai trovato nulla da dire sul suo conto. E se volete farla più breve e meno volgare, una sola parola. Rispetto. Ciao Claudio professionista triste che hai attraversato come una meteora la mia vita lavorativa andando avanti. E proprio alla vigilia del derby di Milano…

Marco Pirola

P.S.

I funerali di Claudio Colombo si terranno lunedì 19 ottobre, ore 10:30, nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Vedano.

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