
Crippa, il commercialista arrestato sempre in bilico tra politica e affari. Dicono di lui…
L’ARRESTO DI CRIPPA – Dicono che quando il tenente della Guardia di Finanza di Monza gli ha messo le manette, si sia messo a piangere (vero). Dicono che la prima cosa che ha chiesto arrivato in carcere sia stato un panino e una bottiglietta d’acqua (vero). Dicono che il giorno prima dell’arresto abbia lasciato in tutta fretta Il lussuoso appartamento di via Santa Sofia a Milano dove aveva domicilio da mesi (vero). Dicono abbia portato con se tre valigie per trasferirsi in un modesto bilocale di Villasanta dove l’ha trovato la Finanza per mettergli le manette (vero). Dicono abbia cercato di convincere le Fiamme Gialle di essere sulla lastrico ammettendo di avere “taroccato” per bisogno di soldi le carte del Tribunale di Monza che gli aveva affidato una ventina di fallimenti come curatore (vero). Dicono che in giro ci sono persone che sono state raggirate da lui anche nel semplice acquisto di un’automobile come lo può essere una Fiat 500 (vero). Dicono che quando abbia saputo che l’ordine di arresto era stato firmato da Walter Mapelli abbia avuto un’ulteriore sbandamento (vero).
LA POLITICA DI CRIPPA – Dicono sia stato uno degli uomini “ombra” del centrodestra per buona parte degli anni Duemila (vero). Dicono fosse socio in affari in alcune operazioni immobiliari, andate male, con l’ex assessore di Forza Italia prima e del Pdl poi, Cesare Boneschi titolare della delega alle municipalizzate (vero). Dicono il suo nominativo fosse stato imposto all’azienda municipalizzata del gas di Monza (Agam) dall’allora vicesindaco Dario Allevi che aveva puntato i piedi con gli alleati di Lega e Forza italia (vero). Dicono che abbia seguito da vicino per conto del Comune di Monza la fusione tra Agam Monza e l’azienda del gas di Como (vero). Dicono che nel Consiglio di amministrazione nato dalla fusione tra le due società sia rimasto per volere di Cesare Boneschi, del sindaco leghista Marco Mariani di cui Crippa era il commercialista di fiducia e del “solito” Dario Allevi (vero). Dicono che lo stesso Allevi, agli inizi del suo mandato in Provincia, telefonasse personalmente ai sindaci della Brianza o assessori competenti per sponsorizzare la sua nomina come revisore dei conti nei vari Comuni (vero). Dicono abbia iniziato a fare politica giovanissimo nei giovani della Democrazia Cristiana andando a New York sul finire degli anni Ottanta al seguito degli industriali di Monza e Brianza (vero).
LE AMICIZIE DI CRIPPA – Dicono che i due (Allevi e Crippa) andassero assieme allo stadio la domenica a vedere il Monza (vero) così come con Marco Mariani sindaco, suo cliente (vero). Dicono che sempre loro due inseparabili da sempre soprattutto durante le campagne elettorali di Allevi improvvisamente abbiano litigato all’inizio del 2010 (vero). Dicono non si sia mai capito il perché di quella rottura traumatica (vero). Dicono che negli ultimi anni Crippa non si sia mai fatto mancare nulla (non è una colpa) trasferte dell’Inter comprese e pure quelle nazionale italiana al seguito della squadra azzurra sullo stesso aereo quando il Ct della nazionale italiana under 21 era Pierluigi Casiraghi (vero).
L’INIZIO DI CRIPPA – Dicono che il ragioniere commercialista Crippa abbia fatto il ragazzo di bottega nello studio di Claudio Sarimari, ex socialista, ras delle cooperative di Brugherio (vero). Lo stesso (Sarimari) che Cesare Boneschi ha cercato (a volte con successo) di infilare in ogni Cda di Monza o come revisore dei conti in quota a Forza Italia (vero). Dicono che Crippa abbia imparato in fretta da Sarimari come districarsi nel mondo dei fallimenti e delle curatele. Almeno per quanto riguarda gli aspetti legali di queste ultime (vero). Dicono che con i conti Crippa sia stato sempre un mago capace di ammaliare i clienti con il suo fare bonaccione e le sue battute strappa risate (vero). Dicono che dopo essere stato mollato da Allevi nel 2010 abbia cercato di taroccare l’appalto dei rifiuti ad Alessandria chiedendo un anticipo di un milione di euro da Giancarlo Sangalli per fargli vincere la gara d’appalto (vero). Dicono che l’affare di Alessandria non andò in porto perché Sangalli non si fidava e lo considerava un pirla (vero). Dicono che le intercettazioni dell’inchiesta Clean City che lo riguardano siano esilaranti (vero).
Dicono che io e lui fossimo stati amici prima che si perdesse nei deliri di soldi, auto e altro (vero). Dicono sia disposto a cantare su alcune cose (vero). Dico che farebbe meglio (vero) così forse tornerà e tornerò a sorridere alle sue battute al fulmicotone che faceva prima di conoscere la politica da vicino.
Marco Pirola