Gli eroi del San Gerardo e l’abbraccio spontaneo dei tifosi del Monza calcio
Monza covid una cerimonia da lacrimuccia. Sì, quella che mi è scappata. Sincera, spontanea, commuovente. Ma anche un pizzico di orgoglio e nostalgia. Sono contento per Monza. Sono felice per questi ragazzi che dalle gradinate della curva son saliti sul piedistallo salendo i gradini della riconoscenza. ll misero articolo che segue, vale per i mille grazie che avrei voluto dir loro e che non ho avuto tempo di dire. Come un abbraccio particolare va a Fausto Marchetti che si è buttato a capofitto nell’iniziativa che è partita da quello striscione.
Monza covid all’inizio fu lo striscione
Lo striscione lungo. Lungo e piegato come avevo visto fare con la bandiera americana nei telefilm di guerra. Vederlì oggi fermi nel parcheggio con le loro felpe d’ordinanza di supporter del calcio Monza, è stato un tuffo al cuore. Mi ha riportato indietro di qualche mese quando il virus maledetto faceva strage di uomini e sembrava invincibile. Stasera ad omaggiarli c’era il direttore generale del San Gerardo e il sindaco Dario Allevi.
Monza covid la notte dello striscione
Una notte di un febbraio qualunque. Quando l’idea di Fausto Marchetti aveva preso corpo come gesto di solidarietà e d’amore verso uno dei pilastri della città impegnato contro un nemico sconosciuto e per questo temibile. “Facciamolo dai… male che vada ce lo tirano giù subito”. Ma non è andata così. Quello striscione è rimasto. Sfidando le intemperie e il tempo. Una bandiera adottata da medici ed infermieri dell’ospedale che hanno preteso ed ottenuto che quel lenzuolo strappato dall’armadio di casa, rimanesse. “Ad imperitura memoria” tanto per usare un linguaggio caro e consono ai ragazzi. Da lì è partita la solidarietà che ha portato a quasi 15mila pasti caldi preparati e consegnati nelle terapie Intensive di Monza, Vimercate, ai ragazzi della Croce Rossa di Monza e Desio, alla Prefettura, ai vigili, polizia, agli uomini e donne impegnati nei servizi essenziali del Comune. Ai frati della Madonna delle Grazie Vecchie. Tutti coloro che non potevano e non sono rimasti a casa. Settemila chilometri a consegnare pasti su pasti nelle strade deserte di mezza Brianza. Sfidando il virus. Non ce ne è stato uno che ha mollato imboscandosi.
Monza covid la gara di solidarietà
Dopo lo striscione sono venuti i 350 ristoratori della Brianza che invece di buttare la roba bloccata nelle dispense l’ha messa a disposizione della collettività. Sono arrivati gli alpini con la cucina da campo e la loro simpatia. È arrivata la “strana” coppia Vincenzo Butticè ed Eugenio Galbiati. Ed ancora Alessandro Piazza della BranCo onlus. Che fosse una garanzia lo sapevo da mò. Ma Ciano è stato il motorino capace di dare la spinta giusta. Una sorta di Lele Oriali del centrocampo. Alpini, ultras del calcio, gente di destra, uomini spiccatamente di sinistra, cuochi, io. Tutti quanti hanno convissuto senza sbavature e sono figli di quello striscione che stasera è stato ammainato. Tutti quanti hanno prestato il loro servizio senza ricevere un euro in cambio.
Monza covid, la lezione dei ragazzi
Per capire la “piccola” cerimonia di oggi basta pensare che man mano che il tempo passava, lo slancio di solidarietà partito da quello striscione è cresciuto in maniera esponenziale. Anche la politica ha fatto la sua parte. Sembrava un miracolo. Due mesi senza polemiche. Mattine passate a recuperare cibo e cucinarlo. Con i ragazzi della Curva Pieri pronti a consegnare ovunque il mangiare. Non hanno sgarrato un servizio sotto l’attenta regia di “Baby” un ragazzo straordinario che ho subito adottato. ” Confermi?” e via con l’auto pagandosi, benzina, mascherine e quant’altro. Ecco. Ho voluto esserci anche io. Come volli esserci quando è stato issato sulla cancellata. Perchè da quello striscione è nata una Monza nuova. Una città di uomini fieri capaci anche di piangere. Ma questa, come dice Carlo Lucarelli, è un’altra storia…
Marco Pirola
P.S.
Ehi Baby… questo messaggio è per te. Facendo i debiti scongiuri del caso, sono sicuro che in autunno se dovesse esserci bisogno con i tuoi ragazzi risponderai ancora una volta: “presente”. Confermi? Ciao ed ancora grazie…