Monza, crisi de “Il Cittadino”: i giornalisti costretti a comperare la carta igienica

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Monza, la crisi de Il Cittadino: i giornalisti costretti a comperarsi la carta igienica. Tempi duri (come il nome di un socio), ma non solo sulla carta. C’era una volta Il Cittadino di Monza. Quello che per anni, un secolo, ha dettato la linea politica e non solo delle Amministrazioni che si sono succedute nella terza città della Lombardia che “volgarmente” viene chiamata Monza. Quello che per anni era identificato come “il giornale dell’arciprete”. Il barometro di un territorio. Invadente e autorevole. Ricordo i pianti di un candidato democristiano fine anni Ottanta quanto il “Vangelo di Monza” usciva con un numero speciale per le elezioni amministrative: ecco i nostri candidati. E lui non c’era. Invadente ed autorevole allora come in parte ora. C’era il bollettino del giovedì. E c’è ancora Per carità. Solo che la portaerei deve essere finita nello stagno e arranca come altri alla ricerca di soldi. Questi sì che mancano. Mancano a tal punto che i giornalisti sono stati costretti a fare una colletta per comperarsi la carta igienica in quanto il fornitore reclamava il mancato pagamento di alcune fatture. Dettaglio? Dimenticanza? No. la situazione è più complicata.

LA RESA DEI CONTI – Tagli in vista per il corpo redazionale. Il 13 maggio ci sarà un Consiglio di amministrazione dove il confronto tra i tre soci che si dividono le quote si prevede infuocato. I Savoia saranno pure tornati a Monza, ma i conti in via Longhi no. Una resa dei conti tra Associazione Industriali di Monza e Brianza con editoriale Tempi Duri (50,01% delle quote), la Sesab (il quasi 35% è della società che stampa il giornale che esce a Monza il giovedì e il santo in quattro edizioni della Brianza) e il restante 15% di Monsignor Provasi in rappresentanza della Curia di Monza. Editoriale Tempi duri (legata a Comunione e Liberazione e all’ex ministro Maurizio Lupi) in pieno accordo con Aimb (anzi su suggerimento di quest’ultima) per contratto aveva espresso l’amministratore delegato in Samuele Sanvito di Carate.

LA CRISI – Nella riunione di redazione di questo martedì sono venuti a galla dissensi e debiti che languivano da mesi. Da novembre, quando la società aveva cambiato di mano passando agli Industriali di Monza. Debiti come i 265mila euro che il Centro stampa di Erbusco (di proprietà della Sasib) vanta nei confronti del giornale. E pensaste che Sabib è socia e parla con l’atro socio “Tempi duri” attraverso fax e minacce di ricorso ad avvocati se l’altro non provvede a saldare il debito. L’iniziativa di rilancio “Il Cittadino Sport” ha avuto successo in edicola. Peccato che il fornitore, un service milanese, dal 1 novembre ad oggi non ha ancora visto 1 degli euro da contratto (duemila euro a numero per fornire le pagine dello Sport minore). Il piano di rientro proposto dall’amministratore delegato Sanvito è stato considerato “quasi offensivo”. Il Cittadino pagherà a partire dall’aprile del 2016, a rate, i 56mila euro di debito. Prendere o lasciare e pagamenti sempre subordinati al trovamento di fondi. I tre redattori assunti la domenica per controllare le pagine, non sapranno se potranno continuare ad usufruire delle 150 euro promesse per il loro lavoro. Peccato sempre che ci siano da saldare transazioni e avvocati di 15 processi per querele. Piccola roba, ma che fanno numero e soprattutto “fastidio” visto che gli avvocati sollecitano anche in questo caso.  Se ci mettiamo poi che dal 25 aprile l’edicolante che abitualmente fornisce la “mazzetta” dei giornali alla redazione ha smesso di farlo perché non sono stati pagati sei mesi di arretrati. Se pure l’impresa di pulizie vanta crediti di qualche migliaia di euro e ha sospeso il servizio costringendo i redattori a tassarsi per comperare la carta igienica. Che il proprietario della redazione di Limbiate vanta crediti per l’affitto di 8mila euro. Unico segnale “positivo” che delle sette partite Iva (collaboratori) una è stat sistema rimodulando il contratto. A dire la verità dimezzandolo. Gli altri quelli più esposti ai tagli per le loro piccole cifre aspetteranno sempre il piano di dietro sbandierato dall’Amministratore delegato. Quale? Non si sa. In ogni caso tempi… lunghissimi. La risposta alla redazione da parte di Sanvito è stata poco “ecumenica”: i contratti si fanno poi ci si mette d’accordo in corso d’opera. La battaglia vera è sulla concessionaria della pubblicità che qualcuno vorrebbe dirottare altrove per imbarcare altri giornali che non solo zoppicano, ma sono a terra.

Son finiti i tempi di don Leopoldino Gariboldi per i parrocchiani semplicemente don Dino. Di quando piombava con la tonaca in Consiglio di amministrazione faceva sfogare i soci e poi diceva: vi ringrazio per i consigli, ma ora si fa così. L’attuale titolare del 15% e della Curia (Monsignor Provasi) allarga le braccia sconsolato. Non può far nulla. Cose terrene devono essere e si sa, i preti e a maggior ragione i Monsignori, sono più portati verso l’Aldilà. Ma gli Industriali di Monza, loro sì più materiali dei monsignori, dove sono finiti con le loro promesse di quattrini? In autodromo? Fusi con Milano? A litigare tra loro sicuramente sulla pelle dei colleghi de Il Cittadino. Sono davvero finiti i tempi buoni, iniziati quelli duri non vorrei che arrivassero quelli bui. E la carta igienica è il primo passo…

Marco Pirola 

 

 

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