Un uomo in mutande si riveste indisturbato all’ombra di Garibaldi di vigili neanche l’ombra
Monza Boschetti reali tra il detto e il quasi fatto della politica, spunta l’uomo in mutande. A cui si aggiungono quelli che, nei giorni scorsi, si facevano la doccia. Ieri un italianissimo tossico ha passato tutta la notte su di una panchina. Poco vestito. Anzi per nulla. Beato ed indisturbato all’ombra della statua di Garibaldi. Certo il caldo si faceva sentire pure per lui. Il marmo della statua dell’eroe dei due mondi, sudava come certe Madonne piangenti in giro per il mondo. Il suo trolley da “disperato viaggiatore” di eroina altro non era che un sacchetto di plastica della Coop. Sarà stato quindi il solito “rosicone” che ha perso le elezioni e vuole sfidare l’assessore leghista “rampantino”. Sicuramente il “dress code” a sua disposizione era piuttosto scarso e non includeva certo il piagiama griffato Yamamay. Era in mutande. Tranquillo. Sigaretta in bocca prima di iniziare il suo lento spogliarello al contrario. Come se nulla fosse. Di vigili neanche l’ombra. Saranno stati impegnati a tenere in allenamento il cane antidroga “Ghiro” (così si chiama veramente). Un animale stupefacente che è tutto un programma a cominciare dal nome.
Monza Boschetti reali: la doccia regale
Erano i giorni dell’esibizione di muscoli da parte dell’assessore alla Sicurezza. Sì, quello che si faceva ritrarre a petto nudo mostrando grinta, ma con un fisico gracidino. Ma fa niente. Le intenzioni erano buone. Cacciare tossici, “zingheri”, ladri, negri (senza investirli con l’auto come voleva fare qualche candidato in campagna elettorale). Comunisti parassiti. Per la sicurezza questo ed altro. Ed ecco i vigili di Monza piombati ai boschetti come Robocop dopo anni di assenza colpevole. Peccato che i “senzatetto” (per dirla alla comunista). I barboni come li chiamano i leghisti doc, si fossero passati parola. Così attorno alle 7 nel chioschetto prima del sottopasso. Ecco proprio lì c’era la coda di tunisini, marocchini e tutti gli “ini” possibili per fare la doccia. Perché il cane Ghiro sarà in futuro anche bravo nel trovare la droga, ma nessun umano travestito da vigile ha notato che esiste una fontanella d’acqua che non si sa bene chi paga. Tutti in coda a fare la doccia nella botola di cemento. Qualcuno, più ricco, si era portato pure il sapone da casa. Barbone sì, ma quasi con classe.
Monza Boschetti reali: la pattumiera di Monza
La raccolta fotografica è impietosa. Certo i maleducati umani ci mettono del loro lasciando il viale dove pose gli augusti piedi Eugenio di Beauharnais, più simile ad una latrina che ai corridoi di Versailles. Da qualche tempo ci si mettono pure i corvi maledetti che riescono là dove gli spazzini falliscono. Svuotare i cestini. Niente. Pure loro congiurano contro Arena, l’assessore che sussurra ai like. E pensare che non sono rossi, bensì neri. Forse un po’ meno di propaganda e qualche sacchetto di plastica in più servirebbe. Ma l’importante è telefonare ai giornalisti per dire che il nome vero del cane antidroga non va scritto. Perché? La paura di una ritorsione. Le polpette avvelenate. Come in politica… Del resto dopo gli zingari ora pure i tossici si fanno beffa dell’assessore.
Marco Pirola
P.S.
La scusa della “copertura” del nome del cane per il pericolo di polpette avvelenate purtroppo è vera. Ci sarebbe da ridere di questa richiesta arrivata dal comando dei Vigili a qualche collega. Se non ci fosse di mezzo la vita di un animale. E intendo il cane con il nome in codice “Narco” nella realtà semplicemente Ghiro. Nome, come del resto il cane e la sua padrona Erika, pure simpatico…